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sull'ottima repubblica. 155

del prossimo, l'invidia verso i ricchi e i grandi; noi accresciamo l’amore della comunità e togliamo gli odj che nascono dall’avarizia, radice di ogni male, così le liti, le frodi, le false testimonianze, ecc.

Così tutti i mali del corpo e dell’anima che nascono o dal troppo lavoro nel povero, o dall’ozio nei ricchi, mentre da noi si scompartono le fatiche egualmente.

Così i mali che vengono dall’ozio nelle donne, e che corrompono la generazione e la salute del corpo e dello spirito, mentre noi le occupiamo di esercizi e delle virtù ad esse confacenti.

Così i mali che nascono dall'ignoranza e dalla stoltezza, mentre nella nostra repubblica si vede tanta esperienza di dottrina in ogni cosa, e nella stessa fabbrica della città, ove con imagini e pitture a chi solo vi riguardi si insegnano tutte le scienze quasi in un modo storico.

Così vien provveduto meravigliosamente contro la corruzione delle leggi.

Finalmente siccome abbiamo sfuggito in ogni cosa gli estremi e ridotto tutte le cose a giusto mezzo, in cui sta la virtù, non può imaginarsi una repubblica più felice e più facile. E finalmente tutti i difetti che si sono notati nelle repubbliche di Minosse, di Licurgo, di Solone, di Caronda, di Romolo, di Platone, di Aristotile e di altri autori, nella nostra repubblica, a chi ben vi guarda, non vi si trovano, e felicemente si è provveduto a tutto, poichè essa è dedotta dalla dottrina delle primalità metafisiche, colle quali nulla vien negletto od ommesso.

Ora alla prima difficoltà si è risposto che se non si può raggiungere esattamente l’idea di una tal repubblica, non per questo si è scritto inutilmente, mentre si propone un esemplare da imitarsi per quanto si può. Ma che essa sia pur possibile lo mostra e la vita dei primi cristiani in cui la comunanza fu stabilita sotto gli apostoli secondo testifica S. Luca e S. Clemente. E in Alessandria si è osservato l'istesso modo di vivere sotto