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dini e degli usi dentro e fuori della città, lo quali cose facilmente tu puoi immaginare, e basti l'accennarti che vengono scelti dalla fanciullezza secondo l’inclinazione individuale e la costellazione che presiedette alla loro nascita. E quindi operando secondo il proprio natural talento ciascuno con puntualità ed anche piacere esercita il prefissogli ministerio, perchè in armonia all’indole propria. Lo stesso si dica degli stratagemmi ed altre funzioni.

Le quattro parti della città sono guardate giorno e notte da sentinelle, altre delle quali custodiscono l'ultime mura del settimo giro sopra propugnacoli, torri, e tra i trincieramenti interni. Durante il giorno anche le donne prestansi a questo uffizio, ma solamente gli uomini nella notte, perchè non impigriscano, e prevengano una sorpresa; la durata di ogni veglia è come appresso noi di tre ore. Al cadere del sole, fra suoni di timpani e sinfonie, s’assegnano agli armati i luoghi da guardarsi. Amano la caccia siccome una immagine di guerra, ed all'occorrenza di varie solennità si danno sulle pubbliche piazze divertimenti a cui prendono parte uomini a piedi ed a cavallo. In questi non manca giammai la musica, ecc. Volentieri perdonano le offese e gli errori ai nemici, e dopo la vittoria sogliono beneficarli. Ma qualora per legge di necessità debbano spianare mura o troncare teste, il decreto viene messo ad esecuzione nel dì medesimo della vittoria. Dopo continuano a prodigare ogni sorta di benefizj, e dicono doversi combattere un nemico non per ispegnerlo, ma perchè divenga migliore. Se fra loro sorge alterco per ingiurie od altra causa (poichè essi quasi non conoscono dispute se non d’onore), il primate ed i magistrati puniscono il colpevole segretamente, se l'azione che costituì l’affronto fu l'effetto d’un primo impeto di collera, se l’ingiuria venne da parole aspettano il dì della battaglia, dicendo doversi l’ira versare contro il nemico; dopo si reputa aver difeso la causa migliore e la verità quello dei due disputanti che in guerra fece mostra di maggior valore. L’altro cede. Ma le pene sono sempre proporzio-