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libro secondo. | 87 |
la cupidigia del danaro, ogni molestia e scelleraggine è insiem rimossa. Chi non sa quante frodi, rapine, risse, tumulti, contestazioni, sedizioni, uccisioni, tradimenti, incantesimi, puniti piuttosto che raffrenati coi supplicj, collo sprezzare i danari se ne vanno, e con ciò la sollecitudine, i pensieri, le fatiche, le vigilie, ed anco la povertà, la qual sola pare che di danari sia bisognosa? E per meglio chiarirti, pensa di qualche anno sterile, nel quale siano morti per fame gli uomini a migliaia, e troverai che nel fine di quella carestia era tanto frumento nei granaj dei ricchi, che avrebbe nodrito quelli, che morirono di fame, nè alcuno avrebbe sentito la sterilità di quel tempo. Così facilmente si acquisterebbe il vivere se il desio di accumulare danari, non impoverisse gli altri. I ricchi stessi, non ne dubito, ciò comprendono e sentono che sarebbe miglior partito non mancare di cose necessarie, che abbondare di tante soverchie. Ed io tengo certo, che ovvero il rispetto del comodo, ovvero l’autorità del salvator Cristo, il quale per sua sapienza e bontà seppe e potè consigliare quello che era meglio, avrebbe già ridotto il mondo tutto sotto migliori leggi, se non si contrapponesse la superbia, la quale si tiene felice, non pei propri comodi, ma per gl’incomodi altrui, dilettandosi col suo pompeggiare di affliggere i poveri. Questa serpe infernale ritarda gli uomini dalla vera via. Ed essendo essa oggimai radicata negli umani petti, mi rallegro che tengano gli Utopiensi, almeno, quell’ottima forma di repubblica felicissima, e, quanto può l’umana cognizione prevedere, ancora perpetua. Perchè essendo tra loro estirpati i vizi dell’ambizione, e le radici delle sette, non vi è pericolo di discordia, la qual sola basta a rovinare le ben fortificate città. Ma vivendo in concordia con salutiferi istituti, non potrà l’invidia de’ vicini principi, già più volte ribattuti, crollarne l’imperio.
Poichè Raffaello ebbe così detto, quantunque mi parevano esservi molte sconvenevolezze nei costumi e leggi loro, non solo circa il guerreggiare, ma ancora nella reli-