alquanto scuri, per consiglio dei sacerdoti, perchè la molta luce distrae i pensieri nostri, e la mediocre li raccoglie, e fa l’uomo alla religione più dedito. Benchè siano di varie forme, nondimeno tutti sono alla religione accomodati quasi ad una comune foggia. I sagrificj particolari di ciascuna setta sono celebrati nelle case particolari. I pubblici poi si fanno con tal ordine, che nulla derogano ai privati. Così non tengono nei tempj alcuna immagine degli Dei, acciocchè possa ognuno liberamente immaginarsi Dio in qual forma più gli piace. Chiamano Dio solamente per questo nome Mythra: e tutti per questa voce intendono la natura della divina maestà. Non si fanno orazioni, le quali non si possano pronunciare senza offendere le altre sette. Concorrono al tempio nelle ultime feste al vespro e digiuni, per rendere grazie a Dio di aver passato quel mese prosperamente. Il giorno appresso, che è la prima festa, concorronvi la mattina a supplicare felice successo per il mese che segue. Nelle ultime feste, prima che si vada al tempio, le mogli innanzi ai mariti, i figliuoli ai padri si mettono in ginocchione, chiedendo perdono di ogni mancamento: così ogni odio nascosto o dispiacere nato tra loro si estingue, e si trovano ai sagrificj con animo candido e puro. Perchè temono d’intervenirvi, non avendo l’animo da ogni odio ed ira purgato. I maschi vanno alla destra parte del tempio, e le femmine alla sinistra, ed ogni padre e madre di famiglia si mette innanzi a tutti i suoi, per vedere i gesti di coloro che hanno in governo, e poterli correggere da ogni errore che commettessero. Attendono che i giovani stiano vicini ai vecchi, acciocchè non si diano a cose puerili se stanno tra fanciulli o garzoni; parendo loro che in quel tempo debbano, col levare la mente a Dio, essere incitati alla virtù. Non sagrificano animali, dandosi a credere, che la divina clemenza non si plachi con sangue od uccisione, avendo quella dato la vita agli esseri perchè vivano. Ardono incenso ed altre cose odorifere, e portano as-