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libro secondo. 79

zerà ogni buon costume ed istituto. Ed è da credere ch’egli contraffaccia di nascosto alle leggi, o studi di annullarle, per servire al suo appetito, non avendole in riverenza, nè sperando o temendo cosa alcuna dopo questa vita. A chi tiene tale opinione non danno onore alcuno, nè magistratura; così è lasciato da parte, come uomo inetto e da poco. Non però vieno punito, giudicandosi che non sia in potere di alcuno credere quello, che gli piace: e neppure è forzato con minacce a tener segreto il suo parere, fingendo dì credere come gli altri. Gli vietano però il disputare di quella sua opinione, specialmente appo il volgo. Ma confortano gli uomini di gravità, ed i sacerdoti che ne ragionino, sperando che tale pazzia debba essere vinta dalla ragione. Altri in gran numero tengono che le anime ancora delle bestie siano immortali, ma delle nostre men degne e non nate ad eguale felicità. Tanto sono persuasi dell’immensa felicità delle anime nostre, che piangono gl’infermi e non i morti, se non quelli, che veggono mal volentieri lasciare questa vita. E questo hanno per cattivo augurio, come se l’anima senza speranza di bene alcuno, spaventata dalla propria coscienza, temesse il supplicio. E pensano che non piaccia a Dio l’andare di colui, il quale non corre volentieri quando è chiamato, ma sta ritroso. Se veggono alcuno morire in questa guisa, se ne smarriscono, e lo portano a seppellire tacitamente, e pregano Dio che perdoni alla sua dappocaggine. Niuno piange quelli, che muoiono lietamente, e con buona speranza; anzi seguendone le esequie cantando, raccomandano affettuosamente le loro anime a Dio, e ne ardono i corpi con riverenza piuttosto che con rammarico. Rizzano una colonna, ove sono scolpite le lodi del defunto, e tornati a casa, ricontano i costumi e la vita di quello, e specialmente commendano la sua morte. Tengono che tale commemorazione di bontà sia ai vivi uno stimolo alla virtù, e gratissimo culto ai defunti, dandosi a credere che questi invisibilmente si trovino presenti a simili parlari. Perchè