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OSSOLA 29

costume di val antigorio. il rifacimento ulteriore del 1733 manomisero così completamente l’antico edificio romanico, che di esso si salvarono appena due frammenti di scultura raffiguranti due mostri fantastici (incastrati rispettivamente nel muro esterno della chiesa e in una rozza cappelletta a sud di essa), una colonna con interessanti figurazioni bestiarie eretta ora a una delle estremità del paese, e forse taluno degli ornamenti della facciata antica adattato alla moderna: cioè la rosa centrale, e il fregio ad archi impostati su mensolette variamente scolpite ricorrente per tutta la larghezza della facciata. Forse se questa si spogliasse del grosso strato d’intonaco che la ricopre, altri indizi rivelerebbero essersi in questa parte conservato abbastanza della chiesa primitiva; anche il brutto intonaco del campanile, scrostandosi ora e cadendo per larghi tratti, va discoprendo (e speriamo non si voglia, abside della chiesa di s. marta in mergozzo.
(Fot. E. Galloni).
per goffo amore d’imbellettature, ricoprirlo) l’aspetto originario della grossa torre campanaria conservata ancora dai tempi medioevali, coi suoi archetti pensili e colle finestre (ora murate) varie dal basso in alto al modo stesso di quelle di san Bartolomeo a Villa.

Ben altre chiese sussistono oggi ancora nell’Ossola, oltre alle già ricordate, interessanti per la storia dell’arte nostrana, ma perchè in esse più che l’arte dei secoli medioevali attrae l’attenzione quella di tempi men lontani da noi, vorremo farne parola più innanzi, fermandoci qui ad accennare quel nelle chiese brevemente illustrate finora conserva ricordo dell’arte pittorica semplice e ingenua anteriore al pieno fiorire della Rinascenza. Non attendiamoci già ad opere che risalgono come