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26 ITALIA ARTISTICA

terzo e nel quarto, trifore nei tre piani di sopra, e col giro degli archetti pensili ad ogni piano: un insieme ricco di grazia e di leggerezza.

Quanto alla chiesuola del Piaggio, solo il campanile ischeletrito, simile un giorno a quello di san Bartolomeo, rotto oggi ad ogni piano da grandi vani spalancati alla pioggia e al vento, si regge ancora contro le ingiurie del tempo, mentre della piccolissima chiesa, tutta crollata, rimane solo il coro (costruzione del secolo XVI o poco più tarda), aperto alle intemperie, invaso dalle piante selvatiche, pieno di stoppie ammonticchiate a ridosso d’un vecchio affresco assai guasto. A piè delle ruine, di sul poggetto erboso, l’occhio s’arresta a contemplare il sereno piano corso dalle acque erranti della Toce e degli altri torrenti, mentre l’orecchio non trova più l’antica pace, rotta dall’assiduo ferreo rombo delle macchine affannate al lavoro fra le tristi mura delle attornianti officine.

Delle chiese medievali di Domo non è rimasta purtroppo quasi alcuna traccia, poichè l’antica e bella collegiata dei ss. Gervaso e Protaso, che sorgeva nei pressi dell’attuale palazzo del Municipio, fu fatta demolire nel secolo XV per guadagnare spazio all’ampliamento del vicino castello; e della vecchia chiesa di san Francesco, consacrata nel 1381, solo rimane oggi, con la porta principale e coi resti di due finestre bifore, la parte inferiore, tutta contesta nella facciata di marmi bianchi e neri. Ma le tre navate, sui cui muri interni l’intonaco ha nascosto quasi ogni traccia degli antichi affreschi, son oggi divenute in vari scomparti deposito di pollame e di erbaggi, magazzino di botti, rimessa d’un vetturale ed altre cose, mentre la parte superiore è stata interamente riedificata, di sui muri perimetrali inalzandosi con assai scarso valore d’arte un palazzo destinato a pubblici uffici. Chi guardi il dipinto di Domo antica da noi riprodotto a p. 103 e vi scorga a man diritta presso le mura la chiesa francescana con l’elegante facciata a finestre bifore e con l’alto e aguzzo campanile, non può che deplorare che in pieno secolo XIX si sia compiuto lo scempio di questa, ch’era certamente la più notevole chiesa della vecchia Domo e che per secoli era stata il centro di gran parte della vita spirituale e morale della borgata. Così devastavasi nel secolo XIX anche l’attiguo chiostro dei Minoriti, solo rimanendone in piedi, riconoscibilissima ancora benchè ridotta a misere bottegucce e dimore, tutta l’ala destra colla lunga e leggiera loggia del piano superiore e colla bella finestra verso mezzodì. Ma di ripristinare o di conservar meglio questo resto del bell’edificio deturpato non si parla, bensì d’abbatterlo per migliorare ancora la viabilità di Domo moderna e per affrettare la scomparsa del poco che ancor ricorda qua e là la vaga caratteristica borgata medievale.

Non diversa sorte da questa delle antiche chiese di Domo è toccata, pochi chilometri più lungi, al vecchio duomo di san Martino in Masera, interessantissimo edificio romanico datato, come i documenti attestano, dalla fine del secolo XIII, se non prima. Durava esso ancora, pochi anni or sono, vigoroso e salvo l’ag-