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OSSOLA 107

gl’intonachi bianchi, rosei e gialli, molta parte delle finestre di piccole e strette si son rifatte modernamente larghe e luminose, un gran arco dal quale una scala scende nel buio è divenuto dimora d’un bottaio, una porticina sagomata chiude a mezzo un porcile; ma ben visibili traccie dell’antico rimangono nella porta archiacuta dell’ingresso verso Domo sul cui sommo è cresciuto pittoresco un piccolo larice, nella gran porta aperta a levante verso la valle, nei tratti di muro alti e massicci colle antiche piccole finestre, negli scudi a colori mezzo svaniti e nelle targhe marmoree ruderi della torre di bencio, in val antigorio.(Fot. O. Leoni). infisse qua e là, nella torre finalmente che, estremamente mutata d’assai, s’erge ancora all’estremità settentrionale. Dell’interno invece nulla sopravanza, poichè i pochi frammenti superstiti son conservati ora (salvati così da altro depredazioni) nel museo del palazzo Silva in Domo; e soltanto i ricordi degli scrittori ci permettono ormai d’indovinare la vaghezza della «camera verde», tutta fregiata a stemmi di quel colore, la magnificenza della sala maggiore dipinta di fanciulle che invitavano a danza una schiera di giovani vagamente vestiti alla provenzale, e la maestà della sala della giustizia dove, tra gli altri dipinti, sopra un lupo imba-