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cederà che Cupido non ha molto da fare colla leggenda troica. Comunque ciò sia restano ancora a spiegarsi i due remi posti sui rostri ai lati delle due figure. Quanto al concetto formale sono analoghi alle due colonne che racchiudono le due figure di Giove e Libertas sul terzo denaro, ma non si è inteso finora il rapporto in cui stanno con Cupido, Venere e Roma. Siffatte difficoltà dell’interpretazione non debbono ritenerci troppo dal rilevare, che C. Egnatius ha egregiamente saputo comporre e collegare le tre serie dei suoi denari. Ho detto di sopra, che nell’epoca anteriore i cambiamenti introdotti nei tipi per formare nella stessa emissione più di una serie di denari, si limitavano ancora sopra un solo lato della moneta. Ma fra i monetari contemporanei di Egnatius quella maniera, più semplice e più facile per rendere manifesto il connesso delle diverse serie, venne abbandonata. Anzi ad ambedue i lati di ogni serie si diede un tipo del tutto diverso, ma se lo scelse in modo che un concetto comune riuniva e metteva in stretto connesso tutte le serie l’una coll’altra. Più grande era il numero delle serie, più difficile riusciva il trovare un tal concetto. I monetari di n. 256 Procilia n. 263 Lucretia n. 269 Cornelia n. 272 Iunia n. 275 Cornelia n. 296 Memmia non hanno fatto che due serie di questo genere, C. Egnatius però ne inventò tre, ed anche fra quei che fecero altrettante o più serie, forse nissuno l’ha vinto nella finezza e nell’interesse del concetto vd. n. 257 Volteia, n. 267 Plaetoria, n. 281 Aemilia, n. 284 Cassia. Sifatti denari offrono per così dire sforzi d’ingegno, gli intrecci dei quali ora non si possono facilmente sciogliere.

Sulla persona dell’ingegnoso monetario non si sa niente di preciso. Intanto non vorrei tralasciare che Cicerone nella Cluentiana XLVIII, 135 dice, che i Censori hanno cacciato dal senato un Cn. Egnatius (il cognome non vi si legge), mentre vi hanno lasciato il figlio. Se si ammette ora che il figlio è stato il monetario dei denari in discorso, s’in-