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anzi stanno sempre separati l’uno dall’altra sui due lati del denaro. Due riversi ed un averso sono dedicati a Libertas la quale ci vien caratterizzata come una delle più alte divinità trovandosi o in compagnia di Giove, o montata in biga e coronata da Vittoria; a Cupido sono dati due aversi e un solo riverso, dove egli occupa il posto di mezzo fra Venere e Roma. È strano questa preferenza attribuita a Cupido notissimo sì nel culto greco, ma ignoto nel culto romano, mi pare però evidente che il tipo è composto per festeggiare piuttosto Cupido che Roma e Venere. Ma come entra Roma in questo concetto? Direi che Roma vi è sostituita a Marte; il monetario astenutosi per qualche motivo dal raffigurare il gruppo di Marte e Venere ha dato il posto del padre alla figlia. Tale genealogia di Roma è pure un idea piuttosto greca che romana, si ricordi del principio dell’ode in onore di Roma conservata da Stobaeo Floril. VII, 13 ed attribuita dal Welcker Kleine Schr. II, 160 sgg. a Melinna: Χαῖρέ μοι Ῥώμα θυγάτηρ Ἄρηος. Ma chi voleva mettere Roma nel rango delle divinità non poteva trovare altra genealogia.
Il Mommsen dice, che l’unione di Venere e Roma accenna senza dubbio alla leggenda troica. È vero che monetari appartenenti alle gentes Iulia e Memmia hanno già prima sui loro denari n. 206 e 226 festeggiato la dea che Lucrezio I, 1 sgg. chiama
- Aeneadum genetrix, hominum divumque voluptas.
- Alma Venus;
ma il denaro in discorso offrirebbe, come credo, la prova monumentale più antica del fatto che la leggenda troica si mettesse in rapporto, non solo colle tradizioni delle singole gentes e famiglie, ma pure con quelle della stessa Roma. Perciò avrei desiderato che quella leggenda fosse più chiaramente indicata nel tipo, imperciocché mi si con-