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del popolo romano possono considerarsi come madre e figlio. Intanto non solo l’elmo di Roma sta per essere incoronato, anzi essendo l’intero riverso del denaro fregiato d’una corona, tutte e due le figure si trovano cinte per ogni lato da quel segno di felicità e vittoria.

Il Genio del popolo romano si ripete sopra due altri denari repubblicani che sono stati battuti da membri più recenti della medesima famiglia dei Corneli Lentuli, ed hanno tutto il dritto di essere considerati accuratamente in questa strenna, sono i n. 259 e 260 del Mommsen.

G. P. R. Busto del Genio del popolo romano barbato e diademato con indizio di toga e scettro sporgente di retro all’omero. Vd. n. 6 della tav.

R.° CN. LEN. Q. EX S. C. Globo terrestre posto in mezzo d’un timone di nave e d’uno scettro decorato d’una corona d’alloro.

Denaro frequente.

In un altra emissione più rara l’ iscrizione del riverso dice

LENT CUR X cioè Lentulus curator denariis flandis.

Per lasciare maggior posto all’iscrizione più lunga il tipo è portato più in alto.

Il secondo denaro cioè n. 260:

Q. S. C. Testa di Ercole barbato.

R.° P. LENT. P. F. L. N. Il Genio barbato, seminudo sedente in sedia curule col piede s. sopra lo sgabello ma con quello d. sopra il globo, regge nella destra un gran cornucopia e nella s. uno scettro volgendosi verso Vittoria volante con laurea nella d. e con palma nella s. Denaro raro. Vd. n. 7 della tav. 13.

I due Lentuli più recenti hanno tralasciato di raffigurare Roma, che si vedeva già sopra altri denari, ma hanno ripetuto l’altra figura del gruppo che era nuova, l’uno ha messo la testa del Genio sull’averso, l’altro l’intera figura sul riverso. Le due rappresentanze possono