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28 strenna festiva


Il quarto denaro n. 207 ci mostra di nuovo Roma ritta in piedi.

ROMA. Busto di Ercole con barba nascente, colla spoglia del leone sul dorso e colla clava appoggiata alla spalla s., dietro scudo beotico, nel campo lettera variante dell’alfabeto latino sola o accompagnata di uno o più punti.

R.° LENT. MAR. F. Roma con abito succinto e calzari sta di prospetto, con elmo ornato di triplice cimiere, appoggiando la d. sull’asta, la s. sul fianco. Dal lato s. di lei il Genio del popolo romano seminudo stante con cornucopia nella s. e con laurea nella d. stesa in atto d’incoronarla; nel campo la stessa lettera latina che è nell’averso, sola o accompagnata di uno o più punti. Il tutto racchiuso entro una corona d’alloro. – Denaro non troppo comune di fabbrica poco buona. Vd. n. 5 della tav.

In un altra emissione di questo denaro la parola ROMA dell’ averso è sostituita dalla formola P. E S. C. vuol dire publice e senatusconsulto, invece delle lettere monetali latine si trovano pure quelle greche.

Roma è vestita in modo simile come sul denaro antecedente, ma ha sulla testa l’elmo riccamente ornato ed essendo disegnato di prospetto si presenta in attitudine molto marziale ed altiera. Il Genio è un giovane col manto attorno alle parti inferiori e caratterizzato dal cornucopia nella s. Ho di sopra chiamato eccezionale il fatto che una altra figura, se non Vittoria, porge la corona sui denari, per incidenza poi ho già fatto menzione del denaro n. 163 Cornelia, dove Minerva mette la corona a Giove. Peraltro non rimangono che i denari n. 159 Iulia e n. 205 e 226 Memmia con Cupido e Venere ed il denaro in discorso col Genio del popolo romano e Roma. Ora è rilevante l’analogia che corre fra Minerva e Cupido in quanto al rapporto in cui stanno con quelle divinità, alle quali porgono la corona. Minerva adorna il padre, Cupido la madre e mi pare che anche Roma ed il Genio