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conî sufficiente alle emissioni stragrandi di quell’epoca, ed i numismatici hanno finora attribuito alla medesima amministrazione tanto quei due denari di Malleolus, quanto due altri col solo nome del suo collega A. Albinus Sp. F. Ma chi studia i cambiamenti dei tipi, troverà che nell’epoca indicata erano ancora molto semplici, si confrontino i denari n. 199 Apuleja, n. 212 Calpurnia n. 213 Junia, n. 214 Titia, n. 215 Tituria, n. 228 Rubria, dove il tipo si vede cambiato sopra un solo lato della moneta, sia l’averso sia il riverso in modo che rimanendo l’altro lato identico si riconosce senz’altro, che le diverse serie appartengono alla medesima emissione. Perciò non vorrei ammettere, che i soli Malleolus ed Albinus abbiano fatto battere in un solo anno quattro denari diversissimi l’uno dall’altro su tutti e due i lati. Ma non conviene sciogliere brevemente siffatta quistione.

Sulla persona del monetario non sappiamo niente di preciso. Siccome la sua prima amministrazione avvenne fra 645 e 650 è impossibile ch’egli sia quel C. Malleolus che morì essendo questore di Dolabella nel 673; un altro Malleolus d’ignoto pronome fu messo a morte come parricida nel 653, egli può essere stato il monetario, poiché non ci voleva un lungo intervallo per avere di nuovo la magistratura della zecca, anzi poteva essere prorogata nell’intenzione di dare più stabilità all’amministrazione. Lo studio dei tesori non offre molta luce in proposito. Il più antico che contenesse i denari con Roma, era quello di Fiesole nascosto, secondo il mio parere, circa al 66312. Nell’epoca della guerra sociale essi erano molto frequenti, come dimostra il fatto che i tipi sono stati copiati dagli Italici. I tre esemplari di sifatta moneta italica pubblicati dal Friedlander Osk. Münzen Tav. X n. 14-16 sono diversi dai denari romani soltanto nell’iscrizione e nella nota monetale, mancando il nome del monetale ed essendo sostituita la parola ROMA da quella ITALIA.