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in genere i nomi sono scritti nel nominativo, pertanto sopra alcuni denari più recenti ci sono altri esempî del genitivo. Il più analogo a quello in discorso è il denaro n. 137 col nome TI MINVCI C. F. AVGVRNI perché nel cognome manca pure se non in tutti ma in molti conî piuttosto la prima I che la finale. L’indicato monetario Ti. Minucius C. F. Augurinus era, come vien dimostrato tanto dall’iscrizione quanto dal tipo, figlio di un altro monetario, il quale ha scritto il suo nome brevemente C. AVG n. 109. Faccio poi osservare che esistono denari di due differenti monetari del nome di Valerius Flaccus; sul più antico n. 99 è scritto C. F. FLAC sull’altro n. 174 L. VALERI FLACCI, in maniera che il genitivo si trova anche questa volta sul più recente denaro. Per questa combinazione cerchiamo una moneta più antica con un nome che corrisponda a quello di M. Furi L. F. Phili ed infatti c’è un asse segnato col monogramma . n. 29, del quale scrive il Mommsen: “forse è giusto di leggerlo L. Furius Philus, ma si può pensare pure a L. Furius Purpureo e a molte analoghe combinazioni.„ Mi pare, che il nuovo argomento aggiunga qualche peso alla spiegazione data in primo luogo. È vero che non tutti i genitivi, che si trovano nella scrittura dei nomi dei monetari, inducono a supporre, che membri più antichi della medesima famiglia avevano già avuto l’amministrazione della zecca, credo però che i monetarî che hanno introdotto questo caso ne fecero uso appunto per distinguere l’emissione loro da quella del padre o nonno o qualsivoglia altro parente8.

Al periodo quinto appartiene in primo luogo il denaro di G. Malleolus n. 191.

Testa laureata di Apolline, al di sotto la nota del valore X.

R.° C. MALL. ROMA. Roma vestita di tunica succinta con la mammella d. scoperta nonché di calzari sta assisa sopra una congerie di tre scudi col parazonio al