Pagina:L'Argonautica di C. Valerio Flacco volgarizzata dal marchese Marc'Antonio Pindemonte, Verona, 1776.djvu/54

Ingombrerei di tenebre, e di nubi
lo stessa il cielo, e di Nettuno il grave
Tridente acuto, e scaglierei dal cielo
Ad onta del marito il fulmin torto.
Ah costui per compagno e per sostegno.
Non vorrei di mia nave, e non fia mai,
Che da l’Erculee forze aita io speri,
E che io deggia cotanto a quel superbo.
Così disse, e mirò d’Anauro in riva
De la nave sudar nel gran lavoro
Un numeroso stuol; colà portato
Vide un reciso bosco, e de le scuri
A i colpi riſuonar i liti udio.
Vide la gente con acuti ferri
In tavole minute i pini sciorre;
Unirli poſcia i lati, e di leggiera
Fiamma a l’ardor piegarsi a poco a poco
Vide i seguaci ubbidienti legni.