Pagina:L'Argonautica di C. Valerio Flacco volgarizzata dal marchese Marc'Antonio Pindemonte, Verona, 1776.djvu/53

e pe’ boschi ognor cantando
I Faumi irsuti, e le silvestri Dive,
E i Fiumi, che da gl’imi erbosi fondi
Alzan l’umide corna. Accorre tosto
D’Alcmena il gran figliuol, le cui saette
D’Arcadico venen cosperse, e l’arco
Lieve a portarsi del bell’Ila a tergo,
Che ne gode, pendea; ben il fanciullo
De la nodosa clava ancor vorrebbe
Alzar le cuoia, ma regger non puote
La tenerella mano a sì gran peso.
Gl’ineguali compagni allor che vede
Giunon, gli segue, e i soliti lamenti
Ripete seco stessa: oh se non tutta
Al periglio novel precipitosa
La Greca gioventù corresse, e questo
Se del nostro Euristeo fosse un comando,
lo stesa moverei le pioggie, e i venti;