de guerra, non si è avuto fino ad oggi un problema più concludente di quello del Rinascimento — il mio problema è lo stesso: — non si ebbe mai forma di «attacco» più profondo, più diritto, più severo, diretto contro il centro, su tutta la linea. Attaccare nel luogo decisivo, nella sede stessa dei cristianesimo, porre sul trono papale i valori nobili; cioè introdurre questi valori negli istinti, nei bisogni e nei desideri più bassi di quelli che erano al potere... Vedo davanti a me la «possibilità» di una magia ultra-terrena, di un perfetto incantamento di colori: — mi pare che questa possibilità risplenda in tutte le palpitazioni di una belezza raffinata; che in essa si riveli un’arte, un’arte tanto divina, tanto diabolicamente divina che invano si cercherebbe attraverso le età una possibilità simile; contemplo uno spettacolo così significativo e insieme così maravigliosamente paradossale, che tutte le divinità dell’Olimpo avrebbero avuto motivo di prorompere in un’immortale risata — vedo «Cesare Borgia papa»... Mi comprendono? Veramente ciò sarebbe stato la vittoria che solo io ardisco chiedere ora. — Con ciò sarebbe rimasto soppresso il cristianesimo. — Che avvenne? Un monaco tedesco, Lutero, giunse a Roma. Questo monaco, carco di tutti gli istinti di vendetta di un sacerdote disgraziato, si ribellò in Roma «contro» il Rinascimento... Invece di capire, pieno di riconoscenza, il prodigio che si era effettuato, — il cristianesimo vinto nella sua stessa «sede», — il suo odio non seppe trarre da quello spettacolo che il suo proprio alimento. L’uomo religioso non pensa che a sè stesso. Lutero vide la corruzione del papato, in tanto, in quanto dovette persuadersi del contrario; l’antica corruzione, il «peccatum originale» non era più seduto sulla sedia papale. Era sostituito dalla vita, dal trionfo della vita, dal gran rispetto di tutte le cose elevate, belle ed ardite... E Lutero «ristabilì la Chiesa»: l’attaccò... Il Rinascimento si mutò in un avvenimento vuoto di senso, in un eterno «invano». Ah! questi tedeschi, quanto ci son costati! Invano: questa fu sempre l’opera dei tedeschi. La Riforma: Leibniz, Kant e la così detta filosofia tedesca; le guerre d’«indipendenza» contro Napoleone I.°; il nuovo Impero tedesco, sempre un «invano» per qualcosa che era in procinto di realizzarsi, per qualche cosa «irreparabile»... Questi tedeschi, lo confesso, sono «miei» nemici; disprezzo in essi ogni specie di sudiciume d’idee e di