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Che cosa è la felicità? — Il sentimento con cui il potere «si ingrandisce» — con cui si vince una resistenza.

Non appagamento, ma più potere; non pace sopra tutto, ma guerra; non virtù, ma valore (virtù, nello stile del rinascimento; «virtus», virtù spoglia d’ipocrisia).

Muoiano i deboli e gli infermi: primo principio del nostro amore per l’uomo. Bisogna, anzi, aiutarli a sparire.

Qual’è il vizio più nocivo di qualsiasi altro vizio? — La pietà dell’azione verso gli infermi ed i deboli: — il cristianesimo...


III.


Ciò che bisogna sostituire nella scala degli esseri all’umanità, non è il problema: l’uomo è un fine — ma questo: che tipo di uomo si deve «educare», si deve «volere», perchè esso sia il più sicuro dell’avvenire?

Questo tipo di più alto valore è già abbastanza frequentemente esistito; ma come caso sporadico, come eccezione, giammai come «voluto». Al contrario è stato precisamente il più temuto; fino ad ora è stato quasi lo spauracchio e per questo timore, il tipo contrario risultò voluto, educato, «conseguito»: la bestia domestica, la bestia da macello, l’infermiccia bestia umana, — il cristiano...


IV.


L’umanità non rappresenta un’evoluzione verso qualche cosa di più buono, di più forte, di più elevato come si crede oggi. Il «progresso» non è altro che un’idea moderna, cioè, un’idea falsa. In quanto a valore, l’europeo d’oggi sta abbastanza al disotto dell’europeo del rinascimento. Evolversi «non» significa assolutamente, necessariamente elevarsi, sublimarsi, fortificarsi.

In altro senso, esiste una serie continua di casi isolati in diversi punti della terra ed in mezzo alle civiltà più diverse, con i quali si rappresenta in effetto un «tipo superiore», qualche cosa che relativamente all’intera umanità, costituisce una specie di superuomo. Tali casualità della gran serie furono sempre possibili, lo saranno forse sempre. Perfino razze intere, tribù e popoli possono, in circostanze particolari, rappresentare un simile «uomo del destino».