nessuna volontà arbitraria, nessuna «idea moderna». In ogni società sana si distinguono tre tipi psicologici, che gravitano differentemente, perchè si trovano reciprocamente soggetti, avendo ognuno la sua propria igiene, il suo proprio campo di lavoro, il suo proprio sentimento di perfezione e di abilità. La natura e «non» Manù è che divide gli uomini che hanno superiorità intellettuale, quelli che hanno superiorità muscolare e carattere forte, e quelli che non si distinguono per nessuna superiorità, i terzi, i mediocri; gli ultimi costituiscono la maggioranza, i primi sono gli eletti. La casta superiore, che è la «minoranza», essendo la più perfetta, possiede anche i diritti della minoranza: è necessario, dunque, che rappresenti la felicità, la bellezza e la bontà sulla terra. Solo gli uomini più intellettuali hanno diritto alla bellezza, all’aspirazione al bello, tra essi soltanto la bontà non è debolezza. «Pulcrum est pancorum hominum»: il buono è un privilegio. Nulla è loro meno permesso quanto i modi turpi, lo sguardo pessimista, gli occhi «sfigurati»; neppure l’indignazione è la prerogativa della Tsachândâla, come il pessimismo. «Il mondo è perfetto — così parla l’istinto dei più intellettuali, l’istinto affermativo: — l’imperfezione, tutto ciò che sta al disotto di noi, la distanza, il «pathos» della distanza, della stessa Tschândâla, fa anche parte di questa perfezione.» Gli intellettuali, essendo i «più forti» trovano la loro felicità là dove gli altri morrebbero: nel labirinto, nella durezza verso sè stessi e verso gli altri, nella tentazione; il loro godimento sta nel vincere sè stessi: tra essi l’ascetismo si considera natura, necessità, istinto. Il compito difficile è dell’intellettuale: trattenersi con carichi che stancano gli altri gli serve di «riposo»... La conoscenza è una delle forme dell’ascetismo. Compongono la più onorevole classe degli uomini: ma ciò non impedisce che a volte sia la più allegra e la più amabile. Comandano, non perchè essi vogliano dominare, ma perchè «sono»; non hanno la libertà di secondi. I «secondi» sono i custodi del diritto, gli amministratori dell’ordine e della sicurezza, sono i nobili guerrieri, sopra tutti «il re», la formula suprema del guerriero, del giudice, del sostegno della legge. I secondi sono l’elemento esecutivo degli intellettuali, quello che è loro prossimo, quello che loro appartiene, quello che loro libera da tutto quanto v’è di «grossolano» nel la-