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lo differenzia da ogni specie di Bibbia è che le caste «nobili», i filosofi ed i guerrieri, si servono di esso per dominare la moltitudine; da pertutto valori nobili, un senso di perfezione, un’affermazione di vita, un benessere trionfale in sè e nella vita; il «sole» risplende sopra tutto il libro. Tutte le cose che il cristianesimo copre con la sua inesauribile volgarità, per esempio: il concepimento, la donna, il matrimonio, acquistano in esso serietà e son trattati con rispetto, con amore e confidenza. Come si può porre in mano ai fanciulli ed alle donne un libro che contiene queste parole abbiette: «per evitare l’impudicizia, che ognuno abbia la propria donna e che ogni donna abbia il proprio marito... perchè val meglio maritarsi che arder d’amore»? E si ha il diritto di esser cristiano mentre la creazione degli uomini rimane cristianizzata, cioè, «macchiata» dall’idea della «immaculata conceptio»... Non conosco nessun libro in cui si dicano alla donna tante cose dolci e buone, come nella legge di Manù: quei vegliardi e quei santi avevano una maniera di essere amabili con le donne che forse non è stata mai superata in seguito. «La bocca di una donna — è scritto in esso — il seno di una donzella, l’orazione di un fanciullo, il fumo del sacrificio sono sempre puri.» In un altro passo: «Nulla v’è di più puro della luce del sole, dell’ombra di una vacca, dell’aria, dell’acqua, del fuoco e dell’alito di una donzella.» Citeremo quest’ultimo passo — e sia pure una santa menzogna: — «Tutte le aperture del corpo al disopra dell’ombelico sono pure, tutte quelle che stanno al disotto sono impure; ma nella donzella tutto il corpo è puro.»
LVII.
Si sorprende «in flagrante» delitto la «irreligiosità» dei mezzo cristiani, se si paragonano i «fini cristiani» con i fini della legge di Manù, se si rischiara con luce molto viva la gran contraddizione di questi due fini. La critica del cristianesimo non può esimersi dal presentarlo «disprezzabile». Una legge come quella di Manù, si elabora come tutti i buoni codici: riassume la pratica, la prudenza e la morale sperimentale di alcune migliaia di anni, conclude e non crea niente di più. La prima condizione per una codificazione di tal natura, la convinzione