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oggi cade in ginocchio davanti ad un errore, perchè le si è detto che uno morì sulla croce per quell’errore. «E’ dunque un argomento la croce?» Ma sopra tutto ciò, uno solo ha pronunziato la parola che sarebbe stata necessaria da migliaia d’anni, «Zarathustra».

Tacciarono orme di sangue sulla via che percorsero, e la pazzia insegnava che col sangue si attesta la verità.

Ma il sangue è il peggior testimone della verità; il sangue avvelena la più pura dottrina e la trasforma in follia ed in odio dei cuori.

E anche quando alcuno si getta nel fuoco per la sua dottrina, che prova ciò? E’ più vero che dal proprio incendio sorge la propria dottrina.


LIV.


Non bisogna lasciarsi trasportare: i grandi spiriti sono scettici. Zarathustra è uno scettico. La forza e la «libertà» nate dal vigore e dalla pienezza dello spirito, si dimostrano collo scetticismo. Gli uomini di convinzione non entrano affatto in tutto ciò che riguarda il principio di valore o di non valore. Le convinzioni sono carceri. Non vedono abbastanza lontano, e non vedono al di «sotto» di esse: ma per poter parlare di valore e di non valore, bisogna vedere cinquecento convinzioni al «disotto» di sè... Uno spirito che vuole qualche cosa di grande, che vuole anche i mezzi per raggiungerlo, è necessariamente uno scettico. L’indipendenza da ogni sorta di convinzione fa parte della forza, «saper» guardare liberamente... La gran passione dello scettico, il fondo e la potenza del suo essere, per illustre e anche dispotico che sia, mette tutta la sua intelligenza al suo servizio; allontana da esso ogni incertezza; gli dà valore fin con i mezzi empi e gli «permette» convinzioni in certe date circostanze. La convinzione in quanto serve di «mezzo»: esistono molte cose che non si raggiungono che per mezzo di una convinzione. La gran passione ha bisogno di convinzioni, fa uso delle convinzioni, ma non si sottomette ad esse — si sente sovrana. — Al contrario, la necessità della fede, di qualche cosa che non dipende dal sì e dal no, il «carlylismo», se mi si permette la parola, è una necessità della debolezza». L’uomo di fede, il «credente» d’ogni specie, è