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sostiene un fatto simile. Nell’epoca in cui le menti di Tschândâla, inferme e pervertite, si cristianizzarono in tutto l’Impero Romano, il «tipo contrario», la distinzione esisteva precisamente nella sua forma più bella e più matura. La maggioranza si fece padrona: il democratismo degli istinti cristiani uscì «vittorioso». Il cristianesimo non era «nazionale», non era sottomesso alle condizioni di una razza, si rivolgeva a tutte le varietà dei diseredati della vita, aveva dovunque i suoi alleati. Il Cristianesimo ha diretto il «rancune» dei malati «contro» i sani, «contro» la salute. Tutto quanto era ben fatto, orgoglioso, superbo, la bellezza prima di tutto, gli dà fastidio agli orecchi ed agli occhi. Ricordo ancora una volta le inapprezzabili parole di San Paolo: «Dio ha scelto ciò che è «debole» davanti al mondo, ciò che è «incensato» davanti al mondo, ciò che è «ignobile» e «spregevole»: questo servì di formula, «in hoc signo» vinse la «décadence». «Dio nella croce?» non si capisce ancora il terribile pensiero dissimulato che c’è dietro questo simbolo? Tutto ciò che soffre, che è sospeso alla croce è «divino». Noi tutti siamo sospesi sulla croce, dunque siamo divini... Noi soli siamo divini... Il cristianesimo fu una vittoria: un’opinione più «distinta» morì per opera sua; il cristianesimo fu fino ad oggi la più grande disgrazia dell’umanità.


LII.


Il cristianesimo si trova anche in contraddizione con ogni buona costituzione «intellettuale»; può solo servirsi della ragione malata come la ragione cristiana, si interessa di tutto ciò che manca d’intelligenza e scaglia l’anatema contro lo spirito, contro la «superbia» dello spirito sano. Poichè l’infermità forma parte dell’essenza del cristianesimo, è anche necessario che lo stato tipico cristiano, la «fede», sia una forma morbosa; è «necessario» che tutti i cammini diritti, legittimi, scientifici che conducono alla conoscenza, siano ripudiati dalla Chiesa, come cammini «proibiti». Il dubbio è già un «peccato»... La mancanza assoluta di chiarezza psicologica nel sacerdote — che si rileva a prima vista — è una conseguenza della «décadence»; si osservino da una parte le donne isteriche e dall’altra i bimbi rachitici, e si vedrà