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e che l’«ordine morale universale», ed il «libero arbitrio» sono «menzogne»; la serietà e la profonda vittoria spirituale su sè stesso non «permettono» più a nessuno di rimanere ignorante su questo punto... Tutte le idee della Chiesa sono riconosciute per quel che realmente sono, le più false e perfide invenzioni che ci possono essere per «disprezzare» la natura e i valori naturali; il sacerdote stesso è riconosciuto per quel che effettivamente è: la specie più nociva del parassita, la vera tarantola della vita... Noi sappiamo, la nostra coscienza sa ciò che valgono e «a che servivano» queste sinistre invenzioni dei sacerdoti e della Chiesa, con le quali si raggiunse quello spettacolo di polluzione dell’umanità, il cui spettacolo può ispirare orrore; le idee d’«al di là», di «giudizio finale», di «immortalità dell’anima», dell’«anima stessa», sono gli strumenti di tortura, i sistemi di crudeltà, di cui si servirono i sacerdoti per diventar signori, per continuare ad esser padroni... Tutti sanno questo, e «malgrado ciò, tutto rimane nell’antico stato di cose». Dove, dunque, s’è andato a cacciare l’ultimo senso di pudore, se i nostri stessi uomini generalmente molto franchi, profondamente anticristiani in pratica, si chiamano ancora oggi cristiani e vanno alla comunione? Un principe alla testa dei suoi reggimenti, sovrana espressione dell’egoismo e dell’orgoglio del suo popolo, ma senza alcun pudore, confessarsi cristiano!... Chi nega — dunque — il Cristianesimo? Che cosa è per esso il «mondo»? L’essere soldato, giudice, patriota; il difendersi da sè stesso, l’apprezzare il proprio onore, il voler il proprio vantaggio; l’essere «orgoglioso»... La pratica di tutti i giorni, tutti gli istinti, tutte le valutazioni mutantisi in «azione», sono oggi anticristiani. Quale «aborto di falsità» deve essere l’uomo moderno per «non vergognarsi» di chiamarsi ancora cristiano!
XXXIX.
Torno sui miei passi e faccio la vera storia del cristianesimo. La parola «cristianesimo» è già un’equivocazione; in fin dei conti non è esistito che un solo cristiano, e morì sulla croce. Il Vangelo «morì» sulla croce. Ciò che da allora in poi si chiamò «Vangelo» era già l’opposto di quel che Cristo aveva vissuto: un «cattivo messaggio», un «dyvangelium». E’ falso sino alla stupidaggine, il ve-