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gliare in nessun modo in questo caso, per quanto sia grande la tentazione che è nei pregiudizi cristiani, voglio dire «ecclesiastici». Questo simbolismo «par excellence» si trova al di fuori di ogni religione, di ogni nozione di culto, di ogni scienza storica e naturale, di ogni esperienza della vita, di ogni conoscenza, di ogni politica, di ogni psicologia, di ogni libro, di ogni arte; la sua «sapienza» sta precisamente nella «ignoranza assoluta» che simili cose esistano. La «civilizzazione» non le è nota neppure per relazione, non sente bisogno di lotte contro di essa, non la nega.

Lo stesso avviene rispetto allo «Stato», a tutte le istituzioni civili, all’ordine sociale, al «lavoro», alla guerra, — non ha mai avuto un motivo per negare il «mondo»... non ha mai sospettato l’idea ecclesiastica del «mondo»... La «negazione» è per lui una cosa completamente impossibile. — Manca anche la dialettica, e nell’istesso tempo, l’idea, che una credenza, una «verità», possa esser dimostrata con motivi (le «sue» prove sono «luci interne, sensazioni di piacere intime e affermazioni di sè stesso, tutte «prove della forza»). Una tale dottrina pertanto «può» contraddire, ma non comprende in nessun modo, che vi siano altre dottrine, che «possano» esistere; non può in nessun modo rappresentarsi un giudizio contrario... Quando lo trova, si rattrista per intima compassione di questa «cecita» — perchè essa vede la «luce» — ma non fa obbiezioni....


XXXIII.


In tutta la psicologia del «Vangelo» manca l’idea di colpevolezza e di castigo, e parimenti l’idea di premio. Il «peccato», ogni relazione di distanza tra Dio e l’uomo, resta soppresso — «questa è precisamente la «buona novella». La felicità eterna non è promessa, nè è vincolata da condizioni: è l’«unica» realtà — il resto non è che un complesso di segni per parlar dell’assunto...

Le «conseguenze» di tale stato si proiettano in una «pratica» nuova, la pratica puramente evangelica. Non è la «fede» che distingue il cristiano: il cristiano opera, distinguendosi per un modo di agire «differente», non reagisce contro chi si comporta perfidamente con lui nè con la parola, nè col cuore. Non fa differenza fra stra-