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esistenza politica autonoma: un attacco contro questa esistenza, era un attacco contro il suo più profondo istinto popolare, contro la volontà di vivere di un popolo, volontà la più tenace che sia mai esistita in terra. Questo santo anarchico che chiamava il popolo più basso, i reprobi e i peccatori agli Tschândâla del giudaismo, alla resistenza contro l’ordine costituito, con un linguaggio che, anche oggi, condurrebbe in Siberia, se bisogna credere agli Evangeli; questo anarchico era un criminale politico, almeno per quanto era possibile un criminale politico in una comunità «assurdamente apolitica». Questo lo condusse alla croce: l’iscrizione che aveva sulla croce è la riprova di ciò. Morì per i suoi peccati e manca ogni ragione per pretendere — quantunque ciò sia stato fatto molto frequentemente — che morì per i peccati degli altri.


XXVIII.


Una questione completamente diversa è questa: se egli aveva tale contraddizione nel suo pensiero, o se soltanto la si «considerò» come tale. Qui soltanto sfioro il problema della «psicologia del salvatore». Confesso che leggo pochi libri con tanta difficoltà come gli Evangeli. Queste difficoltà sono diverse da quelle, con la dimostrazione delle quali la sapiente curiosità dello spirito tedesco celebrò uno dei suoi più indimenticabili trionfi. E' già lontano il tempo in cui anch'io, come qualche altro giovane erudito, assaporavo, con la prudente lentezza del filosofo raffinato, l’opera dell'incomparabile Strauss. Avevo allora venti anni, ora son troppo serio per questo. Che mi importa delle contraddizioni della «tradizione»? Come possono, in generale, chiamarsi «tradizione» le leggende dei santi? Le storie dei santi sono la letteratura più equivoca che esiste: applicare ad esse il metodo scientifico «se non esistono altri documenti», è un procedimento condannato a prima vista, un semplice capriccio d’erudito....


XXIX.


Ciò che a me importa è il tipo psicologico del Salvatore. Questo «potrebbe» esser contenuto negli Evangeli,