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stagioni, e per tutta la buona fortuna nell’allevamento del bestiame, e nell’agricoltura. Questo stato di cose fu per lungo tempo l’ideale, anche dopo esser scomparso in modo disgraziato: il caos all’interno e gli Assiri al di fuori.

Ma il popolo conservò, come la sua più alta aspirazione, questa visione di un re che fosse soldato valoroso e giudice severo; specialmente quel profeta tipico, cioè, critico e satirico dell’epoca, Isaia. Tuttavia tutte le speranze restarono deluse. L’antico Dio non poteva nulla di quello che in altri tempi aveva potuto. Si doveva abbonarlo? Che successe? Si «trasformò» il suo concetto, si «snaturò» la nozione di Dio: a questo prezzo si potè conservarlo. Javeh, il Dio della «giustizia» «non» fu insieme ad Israele neppure l’espressione del sentimento della dignità nazionale; non fu che un Dio condizionale... La sua nazione diventa uno strumento nelle mani degli agitatori sacerdotali, che ora interpretano ogni felicità come un premio, ogni disgrazia come un castigo per la disobbedienza a Dio, come un «peccato»: il modo più falso d’interpretare una pretesa «legge morale universale», con la quale, una volta per sempre, si inverte il concetto naturale di «causa» e di «effetto». Quando con la ricompensa e col castigo si è rigettata dal mondo la causalità «contro natura»: allora segue tutto il resto di ciò che è contrario alla medesima. Un Dio che «chiede» invece di un Dio che aiuta, che consiglia, che è insomma, l’espressione di ogni felice ispirazione, del valore e della fiducia in sè stesso. La «morale» non è già l’espressione delle condizioni di vita e di sviluppo di un popolo, non è già il suo più semplice istinto vitale, ma si è fatta astratta, contraria alla vita; — la morale come perversione sistematica dell’immaginazione, come il «mal’occhio» per tutte le cose. Che cosa è la morale giudea? che cosa è la morale cristiana? Il caso che ha perduto la sua innocenza; l’infelicità macchiata dall’idea del «peccato»; il benessere come pericolo, come «tentazione»; il malessere fisiologico, avvelenato dal verme roditore della coscienza...


XXVI.


Falsata la nozione di Dio, falsata la nozione della morale — il clero ebreo non si arrestò qui. Era impossibile servirsi di tutta la «storia» d’Israele: si disfecero dun-