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me, per esperienza). Queste condizioni fisiologiche han determinato una «depressione». Budda la combatte con l’igiene: ordina come rimedio la vita all’aria libera, la vita con molto moto, la temperanza e la scelta dei cibi; l'astinenza da tutte le bevande alcooliche; e insieme ogni cura per evitare tutti gli stati affettivi che producono la bile e scaldano il sangue: nessuna «irritazione » nè contro sè stessi nè contro gli altri. Esige rappresentazioni che procurano di riposo, l’allegria, e trova il modo di sbarazzarsi delle altre. Intende la bontà, il fatto di esser buono, come favorevole alla salute. L'«orazione» è esclusa, come nell’«ascetismo»; nessun imperativo categorico, nessuna «violenza» neppure nella comunità claustrale (è permesso di uscire da essa). Tutto questo è considerato come mezzo per rafforzare quella eccessiva sensibilità.
Per questa ragione non comanda la lotta contro quelli che hanno un diverso modo di pensare: la sua dottrina non si guarda tanto da nessuna cosa, quanto dal sentimento di vendetta, di avversione, di «ressentiment» («l’inimicizia non finisce coll'inimicizia», questo è il proverbio più commovente di tutto il buddismo...) Ed a ragione: infatti risalto al fine principale dietetico, queste emozioni sarebbero completamente «malsane». Combatte la fatica intellettuale, che trova al suo sorgere, fatica che si estrinseca con un’eccessiva «obbiettività», cioè, con diminuzione dell'interesse individuale, con perdita dell’equilibrio, «dell’egoismo », e la combatte con un severo ritorno, anche negli interessi spirituali, all’ «individuo». Negli insegnamenti di Budda, l'egoismo si converte in dovere: il motto «una sola cosa è necessaria» ed il «come ti libererai dal dolore» regolano e limitano tutta la dietetica spirituale (si ricordi quell'ateniese che faceva egualmente la guerra a morte alla «scienza» pura, si
ricordi Socrate, che nel regno dei problemi, elevò l’egoismo individuale a dignità di principio morale).
XXI.
La prima condizione per il Buddismo è un clima molto dolce, poi una gran mansuetudine e libertà di costume, «niente» militarismo, e infine il fatto che il movimento ha il suo focolaio nelle caste superiori, e fin nelle classi dotte. Si aspira come a fine supremo, alla serenità, al