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e l'avidità del potere, procedenti dall’anima d'un popolo; ora non è più che il buon Dio...

Effettivamente non vi è altra alternativa per gli dei: «o» sono la volontà del potere — ed allora saranno dei popolari — ; «o» sono l’impotenza del potere, — ed allora si fanno «necessariamente buoni».


XVII.


Dalla qual cosa si deduce che in tutte quelle forme in cui diminuisce la volontà di potere, v’è sempre pure un regresso fisiologico, una «décadence». La divinità della «décadence», castrata nelle sue virtù e nei suoi istinti più virili si muta allora necessariamente nel Dio di quelli che si trovano in uno stato di regresso fisiologico nel Dio dei deboli. Essi stessi non si chiamano i deboli, si chiamano i « buoni»... Si capisce, senza bisogno di esemplificazioni, in quali momenti della storia diventa possibile la finzione dualistica di un Dio buono e di un Dio cattivo. Con lo stesso istinto di cui si servono i sottomessi per abbassare il loro Dio sino a ridurlo al «bene in sè», essi cancellano le buone qualità del Dio dei loro vincitori; si vendicano sui dominatori «diabolizzando» il loro Dio. Il «buon» Dio, come il diavolo, sono ambedue frutti della «décadence». — Come è possibile sottomettersi tanto anche oggi all'ingenuità dei teologi cristiani, da affermare con essi che l'evoluzione del concetto di Dio, dal «Dio d’Israele», dal Dio popolare, al Dio cristiano, la sintesi di tutte le bontà, può essere un «progresso?» Ma lo stesso Renan lo fa. Come se Renan avesse diritto all'ingenuità! Pure il contrario salta agli occhi. Se si eliminano dal concetto di Dio le condizioni della vita ascendente, tutto quel che v’è di forte, di coraggioso, di dominante, di orgoglioso; se si abbassa man mano sino a diventare il simbolo di un bastone per gli stanchi, di un’ancora di salvezza per tutti quelli che son per affogare; se si fa di esso il Dio «per excellence» dei disgraziati, dei peccatori, dei malati, e se l’attributo «Salvatore, Redentore» «resta» in certo modo come l’attributo divino per eccellenza, a che conduce una tale trasformazione, una tale «riduzione» del divino? — Senza dubbio, per mezzo di ciò il regno di Dio si è ingrandito. In altri tempi Dio non aveva che un popolo, il suo popolo «eletto». Certo che, se si