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cezione generale del dovere. Niente rovina tanto profondamente ed irrimediabilmente quanto qualsiasi dovere «impersonale», qualsiasi sacrificio avanti al dio Moloch dell'astrazione.
— Che non si sia trovato «pericoloso» per la vita l'imperativo categorico di Kant!... Solo lo spirito teologico lo prese sotto la sua protezione! Un'azione a cui spinge l’istinto della vita, dimostra di essere un’azione «conveniente» per il piacere che l'accompagna: mentre quel nihilista dalle visceri cristiano-dogmatiche considerava l'allegria come un’«abbiezzione». Chi è che distrugge più rapidamente del lavorare, del pensare, del sentire, senza necessità interiore, senza una profonda elezione personale, senza «piacere», come automa del «dovere»?
E’ in certo modo la ricetta per la «décadence» e fino per l’imbecillità... Kant divenne imbecille. E costui era contemporaneo di Goethe! Questo destino di ragno era considerato come il filosofo «tedesco» per eccellenza, e lo è ancora!... Mi astengo dal dire quel che penso dei tedeschi!... Non vedeva Kant nella rivoluzione francese il passaggio dalla forma inorganica dello Stato alla forma «organica»? Non si era domandato se esistesse un fatto non esplicabile diversamente che con un’attitudine morale dell’umanità, di guisa che per quel fatto si «dimostrasse» una volta per sempre, «la tendenza dell’umanità verso il bene?» Risposta di Kant: — «E’ la rivoluzione.» — L’istinto che equivoca in tutte le cose; il contrarlo alla natura come istinto, la «décadence» tedesca come filosofia — questo è Kant!
XII.
Metto da parte alcuni scettici, il tipo onesto nella storia della filosofia; chè il resto ignora le più elementari esigenze della probità intellettuale. Tutti fanno come le donne, queste grandi entusiaste, questi animali maravigliosi che prendono sempre i «bei» sentimenti per argomenti, il «petto sollevato» per un mantice da magnano della divinità, e la convinzione per un «criterio» di verità. Nell'ultimo periodo della sua vita, Kant, nella sua innocenza «tedesca», cercò di far scientifica, sotto il concetto della ragion pratica, questa forma della corruzione questa mancanza di coscienza intellettuale: inventò espres-