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nome per molti altri lavori simili, ammirati dalle più colte nazioni. Basterebbero, per immortalarne la memoria, i due grandi monumenti, che se ne conservano negl’imperiali musei di Pietroburgo, e Parigi: il primo de’ quali è la facciata della basilica vaticana in legno, insieme colle cuppole, a perfezione tale, che perfin l’illuminazione vi si eseguisce, come nella fabbrica originale: e la seconda è il Colossèo, copiato in sughero come al presente si vede; senza neppur mancarvi i cespugli ed arbusti, che coll’andar de’ secoli vi son nati, e cresciuti.

Ma l’opera, che assicura più la di lui fama presso alla remota posterità, è quella di cui ora si favella, rappresentante in legno il Colossèo intiero, come uscì dalle mani del suo primo architetto. Per eseguire questo difficilissimo lavoro, unico sicuramente nel suo genere, egli non si è fidato di nessuno de’ tanti Antiquari ed Artisti, che ne han pubblicate le descrizioni; perchè ha conosciuto evidentemente colla propria esperienza, che alcuni, per non averne potuto vedere le molte ed importantissime parti, non ancora a que’ tempi scoperte, han preso degli equivoci, e commessi errori non pochi; ed altri, per desiderio di far onore a sè medesimi, o alla professione loro, adoperati si sono ad abbellirlo con capricciose invenzioni. Bramoso egli, più che d’ogni altra cosa, di scansare ambedue questi scogli, prese due espedienti i più opportuni ed efficaci. Il primo si fu quello d’intraprendere a proprie spese i più necessarj scavamenti: per i quali, vedutasene l’utilità, fu prima dal Governo ajutato il Lucangeli perchè li proseguisse, ed in appresso se ne continuarono dal pubblico i lavori. Fu tale difatti il talento, e l’avvedutezza;