Di varie frutta carca.
Pronti pur sono i cibi
Che sian ristoro al lungo 475Cammin de’ viandanti.
Alcimna non ritenne
Le lagrime, abbracciando
I cari genitori,
Ch’invocano per lei, 480Per lo sposo, pe’ figli
L’ajuto degli Dei.
Il fanciullin Menalca
S’appressa all’avo e lieto
Con carezze gli dice: 485«Vienne a veder: insieme
L’aquilon mio daremo
Libero ai venti: al corso
Io mi darò, la fune
Tenerla tu: vedrai, 490Se v’è fanciul che possa
Contender meco.» Il vecchio
Accarezzollo e disse:
«Verrò.» Lo stesso invito
Fece Climena all’ava, 495Ed ella pur rispose:
«Insiem verremo.» Lacrime
Dirotte accompagnaro
Il partir loro: occulto
Fatal presentimento 500Lor dice, ch’è l’estremo
De’ loro addii. I vecchi
Seguir cogli occhi i figli,
Che volgevansi spesso
A rimirarli: un colle 505Poscia fra lor s’innalza
(E durissimo fato
De’ miseri mortali)
Separolli per sempre.
Riedon pensosi e taciti 510I vecchierelli, assisersi
Nell’ingresso dell’antro.
E alfin Menalca il primo
Ruppe il silenzio: «Ormai
Alcimna da molt’anni 515È madre e sposa, e nullo
È cambiamento in lei.
Io sempre veggio ancora
La tenerezza istessa,
Lo stesso amor per noi, 520Quell’amor, che fanciulla
Ce la rendea sì cara.
Lei sola prole a noi
Concessero gli Dei,
E di noi chi esser puote 525De’ suoi figli più lieto?
E il mio Menalca, oh! quanto
È gajo e ossequïoso. Climena
E qual candor, qual grazia,
Quanta dolce modestia 530Nella Climena mia! menalca
Grazie, o Imeneo, ti rendo
Pe’ figli miei, fra loro
La concordia vegg’io:
Ogni desio d’Alcimna 535Previen rapido Aminto. Climena
Ogni ombra di dolore
Che vegga in lei, lo rende
Sollecito, tremante. menalca
Che mai ne resta a chiedere 540Al ciel benigno in dono? Climena
Indivisa la morte.