Come su verde prato
Allo spuntar d’aprile 65Sorgono a mille i fiori;
Dal profondo del core
Così in Eudora sorgono
Mille pensier diversi
Or lucidi, ed or foschi, 70E nuovi, e fieri, e arditi,
E sublimi, e grandiosi;
Or teneri or vezzosi,
Piacevoli e giocondi:
Tosto un pensier fra tanti 75S’affaccia e si dilegua.
E quando riede e splende
All’anima sorpresa,
A poco a poco prende
Degli altri il loco, e sorge 80Gigante, e signoreggia
In non diviso impero
L’alta mente soggetta.
Lo spirto allor, siccome
Esperto industre artefice 85Spigolando tra quelli,
Unisce insiem l’ordito
Ponderato lavoro.
Or cangia, ed or corregge:
Toglie, forbisce, aggiugne, 90E, alfin l’opra compiuta,
Stupito e lieto ammira
Il perfetto lavoro.
«Voi deste le parole,
Benevoli Camene! 95Il dono or voi compite
Inspirando armonia
Degna dell’alte Dive
Che a celebrar m’accingo.»
Le inspiratrici Muse 100Così invocava Eudora
Con fervida preghiera.
Placido sonno chiude
Alla fanciulla i rai:
E in vago sogno vede 105A se dinanzi Clio
Seduta sovra aurato
Tripode, e starle ai piedi
Nuovo stromento, simile
Benchè minore, a un’arpa. 110Poscia con chiara voce
L’inno canta la Dea
Che innanzi il sonno avea
Composto Eudora. Oh! quali
Udía suoni soavi! 115Quai rivi d’armonia
Sgorgavano da quelle
Dolci labbra divine!
Ma se il sublime canto
L’invaghiva, sorpresa 120Vie più si stava al suono
Dell’ignoto stromento,
Le cui corde, non tocche
Dalle dita di Clio,
Suonano accompagnando 125Il canto della Dea:
Sembra che a dar lor vita
Basti un sospir....
Ma il freddo
Di vespertina auretta
Rapisce il dolce sogno 130Col sonno a Eudora. Oh! Numi,
Con quanta meraviglia
Ella si vede accanto
Quell’arpa istessa, dono,
Inestimabil dono 135Dalla propizia Clio.
Impaziente imita
Ella il canto di Clio,
Ver le corde inclinata:
Non tocche e ossequiose 140Suonan docili, e seguono
Della felice Eudora
Il vago canto. Allora
Tra sè risolse andarne
Di Cerere alla festa 145E secondar suo canto