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LA QUERCIOLA
Noi, cui pur anco il sole
In questa vita splende,
Te salutiamo, o amica,
Che morte ci rapì.
5Viva t’amammo, o Eudora
Dall’armoniosa voce;
O dell’arpa inventrice,
T’amiamo estinta ancor.
Quei, che tuoi canti udiro
10A Proserpina sacri,
O vergine, il tuo nome
Sempre rammenteran.
Plutone udita ch’ebbe
Sua sposa te lodare,
15Pregò l’Aurora, e seco
Al mondo te rapì.
Al tuo sparir, coprissi
Febo di nubi il volto,
Cadder le foglie al bosco,
20Gli augelli ammutolir.
Ma te in aurata stanza
Il Re dell’ombra ammira,
Te Lino ed Arïone
Dell’aurea lira i Re;
25Mentre di fiori ornando
La tomba tua, piangiamo
Lei che quantunque estinta,
È sempre il nostro amor.
Al cominciar d’autunno
30Così vaghe donzelle
Meste cantaro in coro
Sulla salma ancor calda
Della diletta amica.
Poi d’un platano ai rami
35Sulla tomba sospesi,
Con nastri avvinta posero
Un’arpa armonïosa,
Dall’estinta creata.
Eudora, la nipote
40Vezzosetta di Lino,
Avea compita appena
La duodecima state,
E niuno ardia nel canto
O sul liuto mostrarsi
45A contenderle il vanto.
Onde gli abitatori
De’ lieti campi d’Enna
La prescelsero unanimi,
E colla lira il canto
50Le affidaro dell’Inno
A Cerere-nutrice.
Eudora fra le cure
Di tanto peso imposto
A sì tenera etade,
55A meditar ritrassesi
Sovra colle romito
Alle Camene sacro.
Ivi implorò le Muse
Ad ispirarla e tosto
60All’opera si pose.
Arde la fronte, immoti
Risplendono gli sguardi.