485Vede l’afflitta madre
Venirgli innanzi: e tosto
Che vicina se l’ebbe,
Con dolcezza le disse:
«Cerere! non chiamarmi 490Della diletta prole
Poco curante: il Fato,
De’ mortali non solo,
Ma degli stessi Numi.
Arbitro Sire, volle 495Che Proserpina fosse
Di Pluto sposa: pure.
A tuo sollievo volle,
Ch’ogni anno all’apparire
Della stagion novella, 500Rieda l’amata figlia
Alla diletta madre,
E seco lieta goda
La dolce primavera.
E la feconda state. 505Il Fato volle ancora,
Che sullo stesso altare
Con te agli onor divini
Partecipi la figlia:
In avvenir gli Dei 510Giureranno pel nome
Di Pluto e di Proserpina,
E fia tal giuramento
Il più sacro e tremendo.
Ed or fa cor: tu vedi 515Quai sommi onori il Fato
Alla figlia conceda.
E allor che fra le biade
Rosseggi il fior che gode
Nascer fra quelle, sappi 520Ch’egli t’annuncia il pronto
Ritorno della figlia.»
Così narrava Alfeo.
La Ninfa, spaventata,
Tese grata la mano 525Al generoso amico.
Questi col piè possente
Percuote e rompe l’argine
Che dividea fra loro
Sinora il corso, e tosto 530Timidetta si vide
Entrar la limpid’onda
D’Aretusa nel letto
Del fortunato Alfeo.
E qual talora lieve 535Diafana nuvoletta,
De’ Zeffiri trastullo,
Sola ne’ campi azzurri
Del cielo estivo spazia;
Così la scarsa e limpida 540Sorgente della Ninfa
Appare in mezzo all’onde
Larghissime d’Alfeo.
Lor onde si confondono
Tra loro solo quando 545ln più profondo letto
Corrono unite al mare.