235Spaventate le vergini,
Quando seconda siegue
Più terribile scossa,
E tosto si disperde
La numerosa turba, 240Fuggendo alle paterne
Lor vicine capanne.
Come talor ne’ giorni
Dell’estate cocente
Un turbine improvviso 245Scende, ed intorno schianta
Le mezzo-aperte rose,
Cosperse dalle lacrime
Dell’aurora, che tremule
Innanzi al sol splendeano; 250Così ratto disperse
Di Proserpina furo
Le timide compagne:
Ma dessa confidando
Nel potere de’ Numi, 255Sola rimase e queta
Del monticello in vetta.
Ecco una terza volta
Orribilmente trema
Sotto a’ suoi piè la terra. 260La vergine smarrita
Abbraccia i sacri piedi
Della divina Flora.
Ma non v’ha speme: il Sire
Dell’implacabil Orco 265Con nerborute braccia
L’ha di già sollevata,
E rapido la porta
Al non lontano carro.
«O compagne, salvatemi!» 270Gridava ad alta voce
Di Cerere la figlia.
«E tu mi salva, o madre!»
Ma vana speme.... Dite,
Vedeste mai sul prato, 275De’ fanciulli trastullo,
Timida un’agnelletta
Pascer sicura, ornata
Di vaghi nastri e fiori:
E mentre stanchi posano 280Dal lungo giuoco i giovani,
Scender dall’alte nubi
Un’aquila, che ardita
Sull’agnellina piomba
E seco la solleva 285All’etereo suo nido,
Onde sfamar la prole
Di piume ancor sprovvista;
De’ fanciulli lo stuolo
Al suo venir tremante, 290Sbigottito sen fugge:
E tal Pluton strascina
La desïata tanto
E dolce preda al carro.
Sulla quadriglia asceso, 295Abbandonando il freno
Ai rapidi corsieri,
Li chiama a nome, e grida,
«Con celere sicuro
Infaticabil corso 300Al desir mio volate!»
Gli infernali destrieri
Ubbidïenti mossero
Al suon de’ detti usati.
Il corso non rallentano 305Per gli ineguali solchi
Di vasto campo appena
Sgombro di antica selva.
A frenarli non valgono
Le orrende e tenebrose 310Caverne, che diresti
Dell’inferno le porte.
S’inoltrano dovunque
I corridor feroci
Ratti così, che liberi 315D’ogni peso e fatica
Immobili li credi,
E de’ zeffiri a grado,
Qual tenebrosa fiamma,