A stormi sorgon fuori 170Marini informi mostri,
Che sul muscoso lido
Si stendono, e l’orrende
Immense teste innalzano
Ad ascoltar con gioia 175Del liuto i vaghi accenti.
I flutti, l’un all’altro
Ognor con intervalli
Eguali succedendo,
Si spezzano spumanti 180All’alta, cavernosa
Ed echeggiante sponda
In uniforme e grato
Armonïoso suono.
Certi d’aver placata 185L’ombra del divo Orfeo,
Alzaro accanto al primo
Un altro altare, e posti
Che vi ebbero gli aromi
E mele e latte e vino, 190Sacrificaro al Vate,
Come ad eroe si suole
L’invocano con canti,
Con fervide preghiere,
E protettore il chieggono 195Alla terra natale.
Non odesi d’intorno
Se non di quando in quando
Un fervido sospiro
Della prostrata turba, 200Quando una voce chiara,
Benchè lontana, s’ode,
Che supera in dolcezza
Di tanto il suon del liuto
Del tracio Cantatore, 205Quanto il divino canto
Delle Pïerie suore
Vince il magico suono
Della lira d’Apollo.
E sembra agli occhi loro 210Che ’l bosco, l’aria, il mare,
Che la Natura intera
Ringiovanisca al canto.
Ecco dal sen del bosco
Con moto, regolato 215Sul misterioso canto,
S’avanza variopinta
E gigantesca serpe,
Diresti un ondeggiante,
Vivente arcobaleno. 220Il drago portentoso
Va dritto verso l’ara,
Ed attorniato ch’ebbe
L’altare dell’Eroe
Con sette vasti giri 225Dell’aureo-verde corpo;
Egli alza il fiero capo,
A cui radiosa cresta
Di candido diamante
Fa lucida corona, 230E ’l mel, il latte, il vino
Avidamente inghiotte.
E poi che fu pasciuto,
Il drago si distacca
Dall’ara sontuosa, 235E fa ritorno al folto
E misterioso bosco.
Il venerando capo
De’ sacerdoti disse:
«Seguiam quel serpe, Orfeo 240Ne lo inviò, placato!»
E frettolosamente
Il cenno s’eseguisce.
La vetta della rupe
È cinta d’ogni intorno 245Dalla novella selva,
Come da larga siepe;
Ma il centro vien coperto
Da sempiterna nube.
I pellegrin divoti 250Traversano da banda
A banda il sacro bosco.
Ed ecco agli occhi loro