Pagina:Kulmann - Saggi poetici.djvu/66


— 64 —

     A stormi sorgon fuori
     170Marini informi mostri,
     Che sul muscoso lido
     Si stendono, e l’orrende
     Immense teste innalzano
     Ad ascoltar con gioia
     175Del liuto i vaghi accenti.
     I flutti, l’un all’altro
     Ognor con intervalli
     Eguali succedendo,
     Si spezzano spumanti
     180All’alta, cavernosa
     Ed echeggiante sponda
     In uniforme e grato
     Armonïoso suono.
Certi d’aver placata
     185L’ombra del divo Orfeo,
     Alzaro accanto al primo
     Un altro altare, e posti
     Che vi ebbero gli aromi
     E mele e latte e vino,
     190Sacrificaro al Vate,
     Come ad eroe si suole
     L’invocano con canti,
     Con fervide preghiere,
     E protettore il chieggono
     195Alla terra natale.
     Non odesi d’intorno
     Se non di quando in quando
     Un fervido sospiro
     Della prostrata turba,
     200Quando una voce chiara,
     Benchè lontana, s’ode,
     Che supera in dolcezza
     Di tanto il suon del liuto
     Del tracio Cantatore,
     205Quanto il divino canto
     Delle Pïerie suore
     Vince il magico suono
     Della lira d’Apollo.
     E sembra agli occhi loro
     210Che ’l bosco, l’aria, il mare,
     Che la Natura intera
     Ringiovanisca al canto.
Ecco dal sen del bosco
     Con moto, regolato
     215Sul misterioso canto,
     S’avanza variopinta
     E gigantesca serpe,
     Diresti un ondeggiante,
     Vivente arcobaleno.
     220Il drago portentoso
     Va dritto verso l’ara,
     Ed attorniato ch’ebbe
     L’altare dell’Eroe
     Con sette vasti giri
     225Dell’aureo-verde corpo;
     Egli alza il fiero capo,
     A cui radiosa cresta
     Di candido diamante
     Fa lucida corona,
     230E ’l mel, il latte, il vino
     Avidamente inghiotte.
     E poi che fu pasciuto,
     Il drago si distacca
     Dall’ara sontuosa,
     235E fa ritorno al folto
     E misterioso bosco.
Il venerando capo
     De’ sacerdoti disse:
     «Seguiam quel serpe, Orfeo
     240Ne lo inviò, placato!»
     E frettolosamente
     Il cenno s’eseguisce.
La vetta della rupe
     È cinta d’ogni intorno
     245Dalla novella selva,
     Come da larga siepe;
     Ma il centro vien coperto
     Da sempiterna nube.
I pellegrin divoti
     250Traversano da banda
     A banda il sacro bosco.
     Ed ecco agli occhi loro