Pietosamente udiro
Dell’innocente vergine
Il candido desio.
«O Numi! che mai veggo? 5In seno all’arco immenso
Un altro più lucente
E men esteso nasce!
Poggiando l’un de piedi
Sul monticel vicino 10In mezzo alla pianura,
Ove ne’ giorni estivi
Han uso le mie care
Colombe d’annidarsi.
Eccole già, sturbate 15Dal subito chiarore
Dell’arco scintillante,
Fuggirsene, cercando
Presso di me un asilo!
O pazzarelle! Scena 20Sfuggite senza uguale,
Che la custode vostra
Da lungo tempo brama
Di rimirar da presso!...
Ma che vuole lor grido 25E quel girarsi spesso
Ver me? Camminan esse
Innanzi a me; poi tubano,
Volgendo ’l capo, quasi
Accertarsi volessero, 30Se sono per seguirle.
Andate, pazzarelle,
E lasciatemi in pace!
Per voi quasi obliai
Quell’arco maestoso. 35Oh! come egli frattanto
Più fulgido divenne!
Qual vigor, qual bellezza
Racchiude nei colori!
Giammai sì vaghi e belli 40Non si mostraro innanzi...
Ma ecco le mie colombe
Che tornano a lor giuochi,
Il sentiero additandomi
Del poggio, dove l’arco 45Chiarissimo s’abbassa....
A voi m’arrendo, o care,
Guidatemi, vi seguo.
Pasci tranquilla e attendi,
Diletta gregge mia, 50Il pronto mio ritorno.»
Seguì la pastorella
Correndo delle guide
Il frettoloso volo.
Arriva la fanciulla 55Al piè del monticello;
Ma nel momento stesso
Il lieto e luminoso
Arco sparì.
«Me stolta!
Perchè non mi risolsi 60D’abbandonar la mandra
Allor che ’l lucid’arco
Apparve sovra il colle?
L’avrei quivi veduto
In tutto il suo splendore.... 65Ma correr voglio almeno
Là ove posava il piede.»
Il colle ascese rapida,
E chi ridir potria,
Quel che ’l suo cor sentiva, 70Sì tosto che del poggio
In sulla cima vide
Nell’umido sabbione
Dell’Iride le traccie,
E in mezzo a quelle scorse 75I baldanzosi fiori,
Che serbano finora
Il nome della Diva.