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dové cedere il luogo alle faccende domestiche: spesso accadeva che dai fornelli ove apprestava un meschino desinare per sé e per la madre, ella accorresse al tavolino onde scrivere pochi versi felici che spontanei le si erano affacciati alla mente. La madre di delicatissima salute il più delle volte era impedita di prestarle il più piccolo aiuto. Quelle frequenti indisposizioni raddoppiavano le occupazioni di Elisabetta. E non crediate già che svogliatamente, o lagnandosi, adempisse a tutte quelle cure materiali e volgari che così poco erano confacenti alla sua vocazione. Ella non rassomigliava punto agli esseri mediocri che sono sempre pronti ad accusare il cielo e la terra d’ogni contrarietà di questa nostra vita: ponendo a carico del destino tutte le difficoltà che sono incapaci di vincere: che ogni piccolo ostacolo gridano esser colpa del loro nemici, o di una persecuzione, cogliendo avidamente il più leggero pretesto di rinunziare ad un lavoro che li attedia, perché l’aveano intrapreso spinti da un effimero capriccio, e non mossi da una reale ispirazione, felici di attribuire agli uomini o alle circostanze la loro sconfitta. Elisabetta amava la poesia e le scienze non per iscelta volontaria, ma per le naturali disposizioni del cuor suo e del suo spirito, che in quello studio le faceano scoprire la sorgente de godimenti i più puri, e per lei così dolci, da farle dimenticare ogni pena, ogni sofferenza. Preparando il suo povero desinare, ovvero occupandosi delle minuzie del suo vestiario, ella sorridendo si rammentava che figlie dei re dell’antichità, malgrado la loro grandezza, sapevano adattarsi ad un lavoro assai più penoso sulle sponde de fiumi. «Io non mi stimo già poca cosa,» ella disse un giorno al signor Grossheinrich, mostrandogli tenere in una mano un grande cucchiaio di legno, e nell’altra una penna, «questi sono gli attributi della mia potenza sovrana nella sfera domestica, e nel dominio della mente.»
Proviamci di dipingere con poche parole il suo fisico e il suo carattere. La natura avea radunato in lei quanto può innalzare al di sopra degli altri, quei mortali che predilige. Elisabetta era oltre ogni credere dotata di una bellezza rarissima. Grande e snella, la