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rimettere alla giovine poetessa un gioiello di brillanti unito ad una lettera ripiena de’ più lusinghieri elogi. Elisabetta fuori di sé per tanta inaspettata felicità, da quel momento in poi conservò una gratitudine così sincera per Colei che in siffatta guisa l’avea distinta, che potea quasi paragonarsi ad una specie di culto.
I Saggi Poetici di Elisabetta Kulmann sono scritti con gusto e stile veramente greco. Quantunque ella non avesse per tutti i classici la stessa venerazione di che era presa per Omero, pure gustava oltre modo Esiodo, Pindaro e Sofocle. In generale la sua predilezione per la letteratura greca non era l’effetto di alcuna direzione data al suo spirito, ma bensì la conseguenza di una simpatia naturale che evidentemente esisteva fra il suo genio proprio e il carattere poetico de’ Greci: giacchè si può francamente asserire che ella non dovea nulla ad una scuola, e che niun impulso straniero influì su le composizioni che formano questa raccolta.
Ma in riflettendo alla organizzazione della sua mente, tutta inclinata alle belle arti, è facile il comprendere come, ricercando per istinto il bello, si compiacesse particolarmente di quella vita armoniosa e serena, nella quale, più che altrove, ritrovava riunite intimamente e le forme e le idee. E quali altre produzioni, fuorchè le greche, potevano meglio rispondere a quella sua disposizione? Avvezza a rappresentarsi il bello sotto quelle forme ideali di grandezza, di semplicità e di grazia, piene di vita e di lusinghe, ella dovette senza dubbio rivestire le sue proprie idee di quelle istesse forme. La conoscenza della classica terra e dello spirito nazionale de’ Greci, attinta alle sorgenti istesse, le facilitarono i mezzi, e rivestirono le sue prime composizioni del colori e di tutte le apparenze dell’antichità. Questo primo slancio del suo genio, e la sua ammirazione per Omero, erano insieme garantie delle più alte speranze, e l’indizio sicuro di quella forza d’animo di che era provvista. Più tardi, ne’ suoi scritti si vide sorgere uno spirito diverso. È cosa degna da osservarsi in quegli esseri così perfetti i primi slanci dello spirito umano da’ quali si desume per l’avvenire la tendenza stabile, e il genere deciso della loro attività. In quelle faville