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In mezzo a cui sorge sanguigna fiamma,
Che diffonde chiaror vasto ma oscuro.
Tale spesso miriam, dietro a fuggiasche,
Ora rossastre, or scolorite nubi,
675Grandissima spuntar rovente luna,
Al villanel trepidante presaga
D’orrido temporale grandinoso,
Struggitore dell’annue sue fatiche.
Qual giri d’atra serpe, due anella
680Cingon la luce che il cor non rallegra.
Siegue, portato da spalle virili
D’ostro vestite, un altro largo scudo1
Di splendente chiarissimo metallo.
Ergesi, qual colonna di rubino,
685Dal suo centro purpurea vaga fiamma,
Che dall’argenteo scudo ripercossa,
Appar più bella e più grandiosa sempre...
Ecco l’aurato scudo di Mavorte:
Il fuoco che fiammeggia e in alto sale,
690Sembra cometa spaventosa e grande,
E di guerra fatale, o fame, o peste
Messaggera veridica creduta...
Mira quel disco azzurro, opra ammiranda,
Ch’è soglio a lui che l’universo irradia
695E che, fonte perenne, ovunque intorno
Rapido spande la scorrente luce:
E ad or ad or minore appar la fiamma
Di Mercurio, che prossima lo segue:
Che circondata d’aureo ammanto viene,
700Velata dal fulgor del Sol radioso...
Ecco la rosa dell’etereo campo,
Ecco la gemma, del ciel nel diadema,
La più brillante, la più vagheggiata!...
Ora, su scudo di smeraldo, appare
705La variabile immago di Selene,
Suora del Sol, della notte reina
E ’l cui aspetto ai miseri mortali
È più grato di quello del germano:
Che in lei, cinta di raggi men brillanti,
710Sempre ognun puote, quand’il voglia, sempre
Mirar suo sguardo di dolcezza pieno...
Vengono alla sfilata or le superbe
Dodici stanze, le quai nel suo corso
Il Sol regolator delle stagioni
715Abita poco l’una dopo l’altra.
     Ma come all’apparire dell’aurora
Tutte le stelle, anche le più lucenti,
Subito prive son dello splendore;
Così d’Urania2 la presenza tosto
720Oscura e vela ogni oggetto vicino.
Della serena e augusta Dea ti sembra
Di purissima luce e scintillante
Tessuta l’ampia strascinante veste.
Nude sono le braccia: dalla manca
725Spalla le scende a sbieco sovra il petto
E poi ricade sotto il destro braccio
Dentellata zimarra, vieppiù nera
Di notte oscura che di stelle è priva.
Tiene la Diva nella man sinistra
730Azzurro globo d’auree stelle pieno,
Nell’altra fulgido compasso aperto,
Ond’ella misurò l’immenso cielo.
Accompagnato d’armoniose cetre
Così scioglie la voce il sacro coro:

     735Ovunque miri in terra,
          Sol incostanza vedi:
          La rosa, onor de’ campi;
          L’augel, del bosco il re,
          La madre, amor de’ nati,
          740Speme del padre il figlio,
          In breve tempo tutti
          Preda dell’Orco son.

     Vieppiù ratte vicende
          Nell’aria ravvisiamo:
          745Chiaro sol fra tempeste,
          Lampi in sereno ciel;
          In giorno estivo, ardori,
          Pioggia, grandine, e neve;
          Zeffiro appena soffia,
          750Lo scaccia l’Aquilon.

  1. Giove.
  2. Soprannome d’Iside — sovrana del cielo.