In una man la freccia, in l’altra il fido
Arco lucente e sugli omeri larghi
La gravida faretra rimbombante,
E sovra il capo vaga piuma scherza. 145Ecco i robusti domator de’ campi,
Del bosco ombroso, e del lurido stagno.
Nelle mani lor brillano l’aratro,
L’industre marra e la secura falce,
La scure inesorabile e severa. 150Sieguon le madri venerande e pie
Colle figliuole, che in ceste leggiadre
O in ampie tazze recano le messi,
Che Cerere e che Bacco a noi comparte.
E come rose mezzo-aperte al sole 155Che fan palese la beltade ascosa,
Ora si mostra timido drappello
Di giovani donzelle in vestimenta
Più bianche assai della cadente neve.
Esse formano un serto, in mezzo a cui 160Le più robuste recano a vicende
D’Iside Mirionoma1 il simulacro:
Cantano, intanto in armonioso coro ’
L’altre le lodi dell’eccelsa Diva.
O Diva, ascolta il canto 165De’ nostri grati cori,
Mentre con l’arti dài
A noi felicità.
Barbaro l’uomo egli era,
Quasi alle belve eguale; 170Sovra il creato ei solo
Con l’arte s’innalzò.
Con l’arte ei la capanna
E il focolare eresse:
A lui fra breve servo 175Si sommette l’agnel.
Tosto nel suo battello
Egli sfida onde e venti,
E l’augel fra le nubi
Giugne col ratto stral.
180Tu gli desti l’aratro
Ed i semi fecondi:
Bacco gli diè la vite,
Ercole i pomi d’or.
Le famiglie s’unirono, 185E formâr le borgate:
S’uniro le borgate
E nacquer le città.
Qui la magion di Giove,
Là di Temide sorse, 190E tosto a lor d’intorno
Ogni arte si riunì.
Tu benigna ricevi
Le loro offerte, o Diva,
Tu su tappeti, ch’esse 195Tessero, poni il piè.
Fregiati l’almo seno
Il cinto che ti diero,
Cuopreti l’alma testa
Un lor prezioso vel.
200O Diva, ascolta il canto
De’ nostri grati cori,
Mentre con Farti dai
A noi felicità.
Così cantaro in armonioso coro, 205Ed alla voce lor soave e chiara
Suon di lira o di flauto non si mesce. — –
↑Soprannome d’Iside — inventrice delle arti meccaniche.