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E a poco a poco alfin calando il volo,
Di quel sull’aurea cima egli posava.
Un olezzante rogo ivi formato,
Con l’ali chiuse sovra quel siedea,
70E al ciel rivolta la purpurea testa
Tranquillamente vi tenea lo sguardo,
Così attendendo la vicina morte.
L’astro del giorno appena era nel sommo
Della vôlta celeste, e giù i torrenti
75Piovea di foco, che tosto il sublime
Rogo infiammava e sorgea dalle calde
Ceneri — nuova splendente Fenice.
Ma irato Nume con tremende scosse
Distrusse un dì quel maestoso tempio.
80Cuoprono il suol gli immensi e vaghi avanzi.
E scorso il tempo ritornò l’augello
Al l’istesso recinto. E non veggendo
Nè tempio nè città, gemendo e mesto
Rivolò tosto verso i lidi Eoi,
85E i monumenti tutti dell’Egitto,
Abbenchè immensi, bassi gli sembraro.
E questo tempio che tu vedi è appunto
Simile a quel che rovinò già il Dio.
     L’eresser le Arti con amica mano,
90Tutte correndo alla medesma meta.
Oggi fia noto a qual de’ Numi è sacro.
Stan nel recinto suo ben cinque altari
Di roseo marmo tutti, ma sovra essi
Cerchi invano finor immago sacra.
     95Mira, straniero, come l’ampia valle
E ambo le fila de’ vezzosi colli,
Che la costeggian, ricoperte or sieno
Da innumerevol turba, che raduna
La sacra cerimonia: e il nuovo sole
100Appena sorgerà, de’ cittadini
La processione augusta tu vedrai
Dal lato d’orïente entrar la valle:
E non temer, che l’aspettar fia breve.
Già cominciano l’onde ad indorarsi.
105Ecco del sole il luminoso cerchio
Spuntar dall’acque!.. Ascolta!.. Non m’inganno,
Danno il cenno le trombe... Ecco gli araldi
Tutt’auro e argento, preparar la via!
Ecco il cenno secondo!... Andiam, straniero,
110Sovra la cima del colle coperto
Di palme ombrose: là vedrem la valle
Tutta spiegarsi: or odo il terzo cenno,
Che della marcia il cominciar ne annunzia.
Il Viaggiatore
     Dimmi tu, nato in questa terra, dimmi,
115Che è l’alta mole che sul mar s’innalza?
La prima volta, che l’Egitto io vidi
Ovunque discoperta era la spiaggia.
L’Indigena
     Oh fortunato chi l’orror non vide,
E i danni che l’irato mar qui addusse!
120Da truci venti, straripò, commosso»
Con sibilanti ammonticchiati flutti,
E colla valle ricopriva i colli.
Quelli dal mar lontani australi monti
Ne formavano allor la nuova sponda.
125Qui lo Spavento, lo sguardo impietrito,
E là l’Orrore, rabbuffato il crine,
Qui le grida di chi lotta con morte,
E il gemer tronco di colui che spira!
Ma vedi, spuntan già le prime schiere.
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     130Vaghi fanciulli in tenerella etade
In rosea veste e di be’ nastri adorni,
Appajon primi, candide guidando
Agnelline, anch’esse di nastri adorne.
Carca la chioma di bell’alga siegue
135Stuol di garzon, che sulle gaje spalle
Recan picciola barca variopinta,
Sovra cui stanno disciolte le vele,
Gli aurati remi, e le diverse reti.
Or vedi come dolcemente fieri
140Seguon gli arditi giovinetti lieti,