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L’INAUGURAZIONE
Il Viaggiatore
Là sull’estrema occidentale foce
Del Nil che, quasi mar, le sue superbe
Sette braccia congiunge al mar Tirreno,
La città d’Alessandro altiera s’erge,
5Quale sul trono un Re, Le cinge Aurora
La fronte augusta con aurato serto,
Purpureo manto l’ampie spalle involve:
Mentre tacito e cheto il salso flutto
Riverente lambisce il regio piede.
10E rotto il velo ai mattinal vapori,
Il Serapico tempio qui discuopri,
E là il palagio immenso e l’aurea tomba
Del divin fondator della cittade.
E con egual stupor or li vegg’io,
15Quali li scorsi per la prima volta,
Che giovin viaggiator venni in Egitto;
Ma non attraggon già lo sguardo mio
Al par di questa grandïosa mole,
Che qui non vidi ne’ passati tempi.
20In sè aduna quest’opera ammiranda
Greca beltà con Egizia grandezza,
Qui rasserenan le ridenti Grazie
D’Iside mesta la rugosa fronte.
Quale vaga turba di giovanetti
25Che ogni anno al rieder del fiorito aprile
Sulle leggiere spalle porta di Oro
L’alma immago di viole coronata
In fra la densa adoratrice folla;
Così sostien questo vezzoso cerchio
30Di colonne Corintie l’alta cima.
Orna l’acanto i vaghi capitelli,
Ornano il fregio le dodici stanze
Dello splendente Sol padre dell’anno.
Sulla cornice maestosa ardita,
35Sorge sublime cupola azzurrina
Vaga rivale dell’eterea vôlta.
Ivi l’occhio, fedele indagatore
Delle serene notti, ivi ravvisa
Ogni constellazione ed ogni stella:
40Quali in ceruleo mar isole d’oro,
Brillanvi tutte del notturno cielo
L’alme figliuole dalla flava chioma.
L’Indigena
Contemplar quest’impareggiabile opra
Gran tempo è già che li osservo, o straniero;
45E confessarlo io deggio, niun di noi
Figli d’Egitto, mai qui muove il passo
Senza fermarsi involontariamente
A questo tempio, che non ha l’eguale.
Ridirotti, se il vuoi, quel che ne disse
50Antichissimo vecchio, ripetendo
Ciò che fanciullo udì dall’avo antico:
«Tradizïon che ’l padre al figlio lascia,
E volgono or più secoli, ne insegna,
Che questo tempio appunto rassomiglia
55Meravigliosamente a quel del Sole,
Di che Eliopoli antica si vantava.
E dopo trecent’anni appien compiti,
Un augello che in forma ed in bellezza
A null’altro cedea nell’orbe intero,
60A quel tempio venía dai lidi Eoi,
Negli artigli portando i scelti aromi,
Ch’ei negli Arabi campi misteriosi
Attraversando rapido, cogliea.
E giunto, intorno al tempio egli volava
65Ben sette volte con immenso giro,