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     Che le stillanti gocce
     540Producono cadendo.
Quant’ammirato e attonito
     Della grotta all’ingresso
     Stetti a mirar nel sasso
     Gli animali e le piante,
     545Tutto opera miranda
     Che l’indefessa mano
     Di possente Natura
     Col metallo produce,
     Che tignendola impregna
     550La liquefatta pietra.
     Sempre dinanzi agli occhi
     Stammi un leggiadro nido,
     Dove con rotte scorze
     Si vedevano tre ova:
     555Dall’uno avanza a stento
     Un augellin spennato
     Il beccherello negro
     E ’l roseo collicino;
     Mezzo uscito dall’altro
     560Sorge augellin giallogno
     Che tutto mira intorno;
     Sta il terzo, su i frantumi
     Del carcere spezzato,
     Trïonfator superbo.
     565Solo agli occhi credendo,
     Diresti che ’l liquore
     Riformator, nel ratto
     Corso suo, li sorprese
     Tutti tre in quello stato,
     570E di vita privandoli,
     Li cangiò alfine in sasso:
     Tale è la somiglianza!
Entro poi nella grotta.
     O gran Numi, che veggo!
     575Quivi riposa Amore.
     Qual bianchissima massa
     Di marittima spuma,
     Che, sovra oscura rupe
     Della riva giacendo,
     580Segue ’l moto uniforme
     Della marea crescente:
     Tale in placido sonno
     Egli nell’antro giace.
     Brilla l’aureo turcasso,
     585Pieno di frecce alate,
     Al suo fianco. Sull’arco
     Formidabile siede
     Sonnacchiando colomba,
     Lassa dal lungo volo,
     590Con securtà calando
     Le candidette penne.
Par che dal corpo emani
     Dell’immortal fanciullo
     Un celeste chiarore,
     595Che, qual face velata,
     Tutto l’antro rischiara.
Muove per caso il Dio
     Una mano, e par quasi
     Cercar nella faretra
     600Egli un telo volesse.
     Vedesi nel suo volto
     Lo sdegnoso sorriso
     Della pronta vendetta.
     Egli la mano innalza;
     605Io, di paura pieno,
     Fommi indietro, fuggendo
     Spavento la colomba,
     Che di subito spiega
     L’ali e gira chiassosa
     610Tutta la grotta intorno.
     Temo ch’ella volando
     Sturbi il sonno del Nume,
     Precipitoso fuggo
     Dalla caverna, e corro
     615Alla sinistra in vece
     Di prender l’altra via.’
Vennemi un vecchio incontro,
     E sorridendo disse:
     «Tu, giovine, ora giungi
     620Dalla grotta d’Amore:
     Al terror tuo lo veggo,
     Che ’l tuo pallido volto