Il Pastore
Basta, mie care, basta!,
Deh! state attente a quello,
Ch’ora contarvi io voglio. 460Tre lustri appena avea,
Quando la prima volta
In questa valle io venni
Colla peregrinante
E numerosa mandra. 465Le pecorelle, esauste
Dal cammino e dal caldo,
Coricaronsi all’ombra
Di que’ tigli ramosi;
Io men andai del mare 470Alla prossima spiaggia
Per cercarvi leggiadre
E conchiglie e pietruzze,
Onde recarle in dono
Alle suore tornando. 475Udir mi sembra, presso
Di quell’ameno colle,
Il piacevole suono
Di pastorali avene.
Poco a poco distinguo 480Aggradevol concento
Di più suoni diversi
E fra sè concordanti,
Che sono ognor gli stessi.
Pur m’incanta la strana 485Ammiranda armonia.
Entro con ratti passi
Nella foresta oscura,
Donde venir mi sembra;
Odo sempre gli stessi 490Dolci e concordi suoni,
Che più chiari, distinti
E schietti e pieni echeggiano
A ciaschedun mio passo.
Già so, che non proviene 495Quell’ameno concerto
Da numerose avene,
Nel medesimo tempo
Tutte insieme suonanti,
Pure indagar non posso 500E d’onde nasca e come.
La tenebrosa selva
Quasi intera varcata,
Eccomi pel stupore
Quasi fiso alla terra, 505All’aspetto d’un colle,
Qual finor mai non vidi,
Benchè sortii la cuna
Appiè del Pindo, noto
Per il ridente aspetto 510Che d’intorno il circonda.
Cinge il capo del poggio
Mescolanza ammiranda
Di splendenti e vezzosi,
A me non noti fiori. 515Poveri ed infiniti
Diafani ruscelletti
Ne discendon con onda
E lenta ed interrotta,
Pressoché goccia a goccia. 520Li riceve un bacino
Larghissimo di marmo.
Che sotto a l’onde brilla
Con le diverse tinte
Del più bel labradoro. 525Quel monticel veggendo,
Direste una Sirena,
Dall’ocèano emersa,
Che sulla riva siede,
E pastorelli e mandre 530Colla sua voce incanta,
Mentre a bell’agio asciuga
La foltissima chioma,
Che il salso flutto piove,
Ai bei raggi del sole. 535Scorgo a’ piedi del colle
Spaziosissimo un antro
Da cui sembran uscire
Quegli armoniosi accenti,