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bastavano a farle indovinare la tendenza dell’opera e il carattere dominante dello stile. Era solamente indispensabile di spiegarle tutto ciò che avea rapporto alle circostanze istoriche e locali, poiché la perspicacia, quantunque illimitata, deve sempre venir meno ogniqualvolta si tratti di un avvenimento accaduto. Dopo quanto abbiam narrato di una mente così prodigiosa, si intenderà facilmente, come un uomo della tempra del signor Grossheinrich soventi volte stasse vicino a Elisabetta senza proferir una sillaba, sconcertato, balzato fuori dalla sua strada scientifica, dimenticando la lezione; e fatto semplice osservatore, invece di insegnare, apprendesse, per mezzo di quei misteri che la natura si compiaceva scoprirgli nello sviluppo delle facoltà intellettuali di quella creatura ch’esso tanto favoriva.
All’età di quattordici anni studiò indefessamente Omero. Questa circostanza parimente è da notarsi nel corso della sua brevissima vita. In primo luogo ella diffidava delle sue proprie forze. Le sembrava un sacrilegio il voler internarsi, senza un lungo studio, nel santuario della greca poesia, sanzionato da venticinque secoli di gloria, e dinanzi a cui tante generazioni civilizzate e tanti uomini grandi aveano rispettosamente inchinata la fronte. Ma il genio del l’antica Grecia sfolgorante si fece incontro a questo moderno genio nascente, e avresti detto quasi che al tempo della sua gloria, e ai giorni di Saffo e di Corinna, ella avesse potuto suggere dalle sue labbra istesse la più sublime inspirazione che sia mai comparsa sovra la terra. In poco tempo familiarizzata con Omero, quasi Vestale, mantenne sempre vivo nel fondo del cuor suo quel fuoco sacro che inspirò la Grecia primitiva. E qui ne sia concesso ripetere quanto dicemmo nel breve annunzio che publicammo intorno le poesie di Elisabetta Kulmann. «Quell’anima così pura e così bella cercò per la sua esistenza poetica un mondo degno di lei. Quel mondo le fu mostrato da Omero sotto il bel cielo della Grecia: egli fu la sua guida principale in quella patria delle arti. Là in mezzo ai monumenti sfolgoreggianti di uno spirito creatore e libero, in quel tempio universale della bellezza purissima, il suo genio si preparò al culto