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     Numerosa adunanza
     Impazïente attende
     L’apparir de’ campioni.
Fornita de’ pedoni
     65E cavalier la corsa,
     Degli araldi la voce
     Altisonante invita
     I suonator diversi
     A singolar tenzone.
70Giovanetto leggiadro,
     Vinse con sommo applauso
     Sul melodioso flauto
     I famosi rivali.
     Ei mi rese il coraggio,
     75Ch’al repentino aspetto
     Di tanti ed infiniti
     Settatori m’aveva
     Quasi già abbandonato.
Uno fra lor mi disse:
     80«Lampro tornò fra noi,
     Che nel suonar del liuto
     Non conosce rivali.
     Ovunque egli apparisce,
     Nullo, da lungo tempo,
     85Nelle pubbliche lotte
     Contrastargli pur osa
     Della vittoria il premio
     Da lontani paesi.
     Egli ritorna, carco
     90Di prezïose gemme,
     Di tripodi superbi
     E cesellate coppe
     Qual d’auro e qual d’argento.
     Ei, dopo lunga assenza,
     95A consolar sen riede
     La diletta sua patria.
     Ognun fra noi ben crede
     Ch’anche tu, o giovinetto,
     Suoni con arte rara;
     100Ma non entrare a gara,
     Col destrissimo Lampro,
     Che sfidare sul liuto
     Potria lo stesso Apollo.
     Non isprezzare il mio
     105Amorevole avviso!
     Prudente e saggio cedi
     Ad artefice, a cui
     In qualunque contesa
     Son protettori i Numi.»
110Ma mi suonò nel core
     Imperiosa una voce:
     «Tu nel cielo confida,
     I fratelli rammenta
     E l’infelice madre.»
115Me vedendo, a dispetto
     De’ lor detti, già pronto
     A disputar la palma,
     Un servo, tal parea,
     A me viene e mi dice:
     120«Antichissima usanza
     Ai campioni difende
     All’entrar nella lizza
     Di giovarsi del proprio
     Usato flauto, o liuto
     125Per timore che ascondasi
     Qualche straniero incanto.
     Se, stranier, non mi credi,
     Te lo dirà ciascuno
     Della folla presente.»
     130E col capo accennando
     Subito i circostanti
     Confermaro i suoi detti,
     «E di te l’adunanza
     Tutta si burleria,
     135Quest’antico veggendo
     Inusitato liuto.
     Eccone un altro, e certo
     Egli non cede al tuo.»
Ai lor usi straniero
     140E non trovando scusa
     Contro tale richiesta,
     Accetto il nuovo liuto
     E, toccate le corde,
     Sembrami ’l suon non meno