Achille? Ajace?! Ho scorsa
La giovinezza mia, 45E ora passo l’avanzo
Della vccchiaja mia,
Qui nel nativo suolo;
Ma non intesi mai
Questi nomi finora. 50Dimmi, o padre, chi furo
Questi Achille ed Ajace? —
La veneranda fronte
Dello stranier si cuopre
D’una nube di duolo 55Mestamente egli disse:
«Erano i forti duci
Delle greche bandiere,
Che vendicando l’alta
Ingiuria ricevuta, 60Rovesciarono Troja,
Delle città regina.
E gli avanzi superbi,
Mezzo coperti d’erba
E di piante fronzute. 65Vedi là appiè del monte.» —
Dice fama, che questa
Città fu rovesciata
Dalla destra di Giove.
Dalla tua bocca, o padre, 70Oggi la prima volta
Il di lei nome ascolto. —
Malinconica nube
Vieppiù densa ricuopre
Dello stranier la fronte, 75E con voce sommessa,
Quasi esplorando, disse:
«Cantò que’ capitani
E la città distrutta
Omero.» —
Omero! Omero, 80Il figliuolo di Mela,
L’ispirato cantore
D’Apollo e di Ciprigna,
E degli altri immortali;
Omero, oh! questo nome 85A noi non è straniero.
Egli nacque nell’aspra
E montagnosa Chio;
Fu del cieco cantore
Indivisa compagna 90L’arida povertade
Dalla cuna alla tomba;
Di sua miseria in premio
Or ei Nume immortale
Vive nel cor degli uomini: 95E ’l suo nome del tempo
Sulle instancabil’ali
Passa lucido e chiaro
Ai secoli venturi. —
Sgombra a queste parole 100La tenebrosa nube
Dello stranier la fronte,
E diresti che gli occhi,
Poco fa così foschi,
Or di gioja lampeggino, 105«Vedi tu là sul colle,»
Il villanel riprese,
«Quel bel tempio, sacrato
Al gran Delfico Nume?
Partecipar volendo 110All’annua nostra festa,
Abbandonai la casa
Allo spuntar dell’alba,
Affinchè, lavorato
Il camperello mio, 115Frammischiarmi potessi
Alla festosa torma
De’ cantori, che tosto,
Questa strada seguendo,
Se n’andranno a quel tempio.» 120Or luminoso ascende
Il mattutino sole,
E la sublime vetta
Di tutto l’Ida indora.
Subito un chiaro suono, 125Rimbombando ne’ monti,