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Egli stesso, l’umane
Vanitadi sprezzando
Assimilossi ai Numi
12Ignoranti le cure.
«Di mia lode qual pregio
Mai può farne Eroe,
Se comprarla coll’auro
16Il puote ogni alma vile?
«Sol allora d’Omero
Viverà eterno il nome,
E sfuggirà sublime
20Dell’oblivione al fato:
«Se veritade sola
Regge mia man severa
Nell’improntare ai fatti
24Laude o biasimo eterno.
«Coi posteri sol viva
Libero il Vate e spregi
Il presente! che il cielo
28Ricovero daragli.»
GLORIA DELLA LIRA
A passo tardo e lento
L’Ellesponto varcava
La Notte; al Dì cedendo;
Poco a poco l’Aurora
5Coronava di rose
La maestosa fronte
Dell’Ida ricco d’acque;
Allor che, sulla riva
Del tranquillo Scamandro,
10Un villanel, che ’l magro
Campo suo lavorava,
Subito a sè dinanzi
Uno straniero vide,
Abitator, parea,
15Della vicina Chio
O d’una delle tante
Amenissime Cicladi.
L’alta fronte gli adombra
Argentea rara chioma,
20Barba ondeggiante e bianca
Tutto il mento gli involve;
Con istupor lo guarda
Il cultor, chè gli sembra
Non uom simile a lui,
25Ma veder maestoso
De’ tempi antico avanzo.
«Dimmi, figlio diletto,»
Lo straniero gli disse,
«Questi fiumi che l’onda
30Chiara fra lor confondono,
Non sono essi ’l tranquillo
Scamandro e ’l Simöente
Rapido e vorticoso,
Ambo figliuoli illustri
35Dell’Ida ai cento fonti?» —
Tu non errasti, o padre!
Il villanel rispose —
«Ma come? qui non veggio
Le sì famose tombe
40D’Achille e d’Ajace, ambo
Sull’avanzate punte
Del porto degli Achei!» —