Pagherotti, se i Numi
Ne son propizj, amico,
Il mio debito, quanto
280Si può, nel patrio nido.
Così dicendo il duce
Si salvò. O cruda sorte!
Del liberato i ceppi
284Porta il liberatore....
Ma bentosto gli rendi
Tu libertade, o Amore!
Egli ha servito appena
288L’aspro padrone un anno;
E già sapea l’idioma
Della barbara gente,
Ed al Trace stupito
292Achivi carmi ei canta.
Fabbricatosi un liuto
Con risuonanti corde,
Egli accompagna l’alta
296Melodiosa sua voce.
Tosto il giusto padrone
Lo distinse dagli altri
Prigionieri e gli impose
300Più leggieri lavori.
Brama il Re di vedere
Il cantore ed il liuto.
Egli del Re guerriero
304Canta il valore, e piace.
Più ch’al Sovrano, ei piacque
Alla real fanciulla.
Sparsa è la turba appena,
308Ch’ella disse al cantore:
«Di miglior sorte degno
Tu sei, cantor soave:
Me vorresti tu sposa?
312Mcco viver vorresti?»
Gl’inaspettati detti
Gli tolser la favella.
Ella gli disse: «Vieni
316Coll’aurora sul monte!»
Egli col far del giorno
Presso al monte l’attende.
Vien su destriero alato
320La reale donzella.
Intenerita i detti
Della sera ripete:
«Potresti tu, straniero,
324Meco viver felice?»
Ei tace e ’l capo inchina.
La donzella gli dice:
«Eccoti il brando mio,
328Eccoti ’l mio destriero.
«Greco! nel cor ti siede
Una Greca! va, dille:
Me ti da, benchè amante
332Barbarica donzella...
Tu questo fiume segui,
Che condurratti all’Apso.
Eccoti un dono in prova
336Quanto caro mi fosti!»
Eccolo nella patria:
Camminando ei ripete
Sempre i detti, che disse
340Lacrimando l’amante,
Presso ai fioriti avanzi
Del monumento antico,
Dove la prima volta
344Essi diersi la mano:
«Addio, idolo mio,
Sianti propizj i Numi!
Vivo o morto, per sempre
348Rimarrotti fedele!